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Schiavone: «Le liti a sinistra? Nascondono un vuoto di pensiero»

Aldo schiavone

L’assenza di contenuti e temi politici nel dibattito sulle prossime regionali. L’intervista ad Aldo Schiavone, storico e saggista.

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«C’è un preoccupante vuoto di pensiero nella sinistra, tutto si riduce a un confronto di schieramenti e tattiche di giornata». È categorico il giudizio di Aldo Schiavone, storico, saggista e autore, tra i molti suoi libri, di Sinistra! Un manifesto (Einaudi 2023).

Professor Schiavone, partiamo dalla diatriba interna al Pd sui candidati. Da un lato la Schlein che non vuole fare uno sgarbo ai cinquestelle, dall’altro i riformisti. Che idea si è fatto?

«Faccio fatica a distinguere due anime del Pd. Mi pare di vedere un po’ ovunque una grande povertà di idee e di contenuti. Da uomo di sinistra, questa è la cosa che mi preoccupa di più. Tutto è ridotto a un gioco tattico. Anche questa contrapposizione tra un’area riformista e una più “movimentista” mi pare strumentale. Vorrei capire se in queste due aree ci sono due diverse idee di Italia o di Europa. Ma non mi pare che sia così».

Sembra che la cosa non riguardi solo la sinistra italiana.

«Tutta la sinistra dell’Occidente avrebbe bisogno di idee, di contenuti nuovi, di strategie e di visioni, che invece mancano. E sia chiaro che mancano anche a destra».

Torniamo alla questione delle regionali. Che cosa c’è in gioco nella scelta dei candidati?

«Anche in questo caso tutto si limita a un gioco di nomi e di piccoli schieramenti interni. Se ci sono idee diverse su cosa debbano essere la Campania o la Toscana oggi, allora queste idee vengano fuori. Mi chiedo anche se è opportuno che tutte le trattative sui candidati avvengano nel chiuso delle stanze delle segreterie dei partiti. E io non sono un patito delle primarie, ma vivaddio una volta si vedeva un movimento di popolo. Oggi non c’è nessuna attenzione alla base del partito, ai circoli, alle sezioni. Non si vede nemmeno un tentativo in questa direzione».

Parlava di un vuoto di proposta politica. La disaffezione per la politica sembra riguardare tutte le grandi democrazie occidentali.

«C’è una tendenza forte in tutto l’occidente, in primis nell’America di Trump, a dire che conta solo il voto popolare: chi vince le elezioni può fare quello che vuole. Questa è un’idea estremamente semplificata della democrazia e non è l’idea di democrazia che l’occidente ha costruito nel corso del Novecento. Lei parlava della disaffezione per la politica. È una crisi della democrazia, e mi piacerebbe sapere che cosa dice la sinistra su questo. E anche che cosa dice la destra».

Sulla sinistra ha già risposto. Le giro la domanda sulla destra.

«Mi pare che anche in Italia, come negli Usa, la destra stia cercando di far passare un’idea di democrazia semplificata».

Il suo ultimo libro si intitola Occidente senza pensiero. Di che pensiero c’è bisogno oggi per superare la crisi della democrazia rappresentativa?

«Abbiamo un disperato bisogno di pensiero critico sulle due forze fondamentali attraverso le quali l’occidente sta unificando il pianeta: la tecnica e il capitale. Serve pensiero critico su come oggi si sta costruendo la tecnicizzazione del pianeta e su come si stanno organizzando i grandi capitali che sempre di più organizzano le nostre vite. C’è un grosso pericolo oggi, che è quello della privatizzazione del pianeta».

Che cosa intende nello specifico?

«La tendenza a ridurre tutte le grandi infrastrutture (informatiche, cognitive, comunicative, sanitarie) in mani private, al di sopra e al di fuori degli stati. Non è vero che la globalizzazione è in crisi e che stiamo tornando alla sovranità degli stati. Sono in crisi le forme politiche della globalizzazione, ma sul terreno della tecnica e dei capitali la globalizzazione procede sempre di più e lo sta facendo secondo modalità che dovrebbero preoccuparci. Ma di fronte a tutto questo la politica è vecchia e impotente. Abbiamo bisogno di un pensiero politico che ci aiuti a uscire dall’ impasse in cui è finito l’occidente».

Quindi ha ancora senso parlare di Occidente, anche a fronte della crisi della solidarietà atlantica?

«L’Occidente politico è certamente in crisi, anche se Trump passerà e le grandi strutture politiche resteranno. Ma l’Occidente come civiltà e come costruzione di poteri è in piena salute e domina il pianeta. Prima parlavamo di tecnica e capitale, che sono invenzioni dell’occidente. Come civiltà, l’Occidente sta trionfando come non ha mai fatto prima».

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