Gli omicidi mirati e gli attacchi contro raffinerie, navi e basi militari mirano a rilanciare la resistenza ucraina
L’Ucraina si conferma capace di colpire nel cuore della Federazione Russa. Lunedì 22 dicembre il tenente generale russo Fanil Sarvarov è stato ucciso a Mosca da un ordigno collocato sotto la sua automobile e azionato a distanza. Naturalmente Kiev non ha rivendicato l’attacco. Tuttavia, le modalità dell’omicidio richiamano quelle di altre operazioni simili attribuite negli anni scorsi ai servizi segreti ucraini contro figure del regime russo. Quello di Sarvarov è infatti solo l’ultimo episodio di una lunga serie di omicidi mirati in territorio russo.
Il primo caso risale all’agosto 2022, con l’eliminazione di Darya Dugina, figlia dell’ideologo radicale “eurasista” Aleksandr Dugin, che sarebbe stato il vero obiettivo dell’operazione. In seguito vi è stata l’uccisione del generale Igor Kirillov nel dicembre 2024, seguita, nell’aprile successivo, da quella del generale Yaroslav Moskalik. In tutti questi casi l’omicidio è avvenuto tramite un dispositivo esplosivo collocato nel veicolo della vittima. E si tratta solo degli episodi più noti. Secondo i dati di Acled, organizzazione che monitora i conflitti a livello globale, gli ucraini avrebbero tentato oltre 120 omicidi mirati nei territori ucraini occupati o all’interno della Federazione Russa.
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Le uccisioni di alti ufficiali militari sono solo un tassello di una più ampia campagna asimmetrica condotta dagli ucraini nel conflitto con la Russia. Kiev ha realizzato altre operazioni volte a compensare il vantaggio quantitativo di Mosca in termini di uomini e mezzi. In sostanza, gli ucraini cercano di sfruttare un “sovrappiù” di abilità tattica per imporre costi ai russi, portando la guerra nel loro territorio e schivando la dinamica della guerra d’attrito, che non può che avvantaggiare Putin.Oltre agli omicidi mirati, dal 2022 la campagna asimmetrica ucraina ha prodotto altre azioni clamorose. In primo luogo, le forze armate di Kiev hanno neutralizzato di fatto la flotta russa del Mar Nero utilizzando droni marini e subacquei, spingendo il Cremlino a riallocare le proprie navi militari da Sebastopoli (nella Crimea occupata) a Novorossijsk.
L’operazione “Ragnatela”
In secondo luogo, gli ucraini hanno colpito con intensità crescente il territorio russo. Inizialmente si trattava di operazioni soprattutto simboliche, come l’attacco di due droni contro il palazzo del Cremlino nel maggio 2023. Successivamente, con l’espansione delle capacità produttive dell’industria bellica ucraina nel campo di droni e missili da crociera, Kiev ha acquisito i mezzi per colpire più spesso e con maggiore efficacia obiettivi sensibili russi, un obiettivo difficilmente perseguibile con le armi occidentali, dati i limiti posti dai Paesi Nato al loro impiego. Si è così assistito a una campagna di progressiva escalation da parte delle forze armate ucraine.
L’apice è stato raggiunto con l’operazione “Ragnatela”: il primo giugno 2025 l’intelligence di Kiev ha colpito simultaneamente oltre cinque basi aeree in diverse parti del territorio russo, dove erano dispiegati bombardieri strategici Tu-95MS e Tu-22M3 e velivoli A-50. Fu una chiara esemplificazione del concetto di asimmetria: poco più di cento droni, relativamente economici e introdotti clandestinamente in Russia a bordo di camion, hanno colpito mezzi della componente aerea della triade nucleare russa, distruggendo o danneggiando 22 velivoli. L’obiettivo privilegiato della campagna asimmetrica ucraina, però, non è militare, bensì economico. Negli ultimi mesi gli ucraini hanno bersagliato con intensità crescente uno dei pilastri del sistema-Paese russo: l’industria energetica.
Gli attacchi alla flotta ombra
Più di recente, Kiev ha colpito anche imbarcazioni della cosiddetta “flotta ombra”, attraverso cui Mosca elude le sanzioni occidentali. Anche in questo caso si è registrata un’escalation geografica delle azioni ucraine: per esempio, il 19 dicembre è stata attaccata una petroliera nel Mediterraneo, a più di duemila chilometri dall’Ucraina.I danni più rilevanti all’economia russa sono stati però provocati dagli attacchi ucraini contro le infrastrutture energetiche all’interno della Federazione: 21 delle 38 grandi raffinerie russe sono state colpite da Kiev. In seguito alla campagna ucraina, il 20% della capacità di raffinazione della Russia sarebbe stato temporaneamente messo fuori servizio.
I motivi per cui l’Ucraina privilegia tali obiettivi sono chiari: l’esportazione di petrolio e gas ha rappresentato il 30% delle entrate del bilancio russo del 2024. Inoltre, la campagna contro l’industria energetica di Mosca è una leva negoziale per gli ucraini, in quanto aumenta la pressione su Putin e dimostra le capacità belliche di Kiev. I danni inflitti dai raid ucraini sono considerevoli, ma non fatali. L’Ucraina non potrà raggiungere i propri obiettivi strategici con azioni asimmetriche. Nondimeno, gli ucraini dimostrano ancora una volta di avere capacità e volontà di colpire la Russia. Un fatto che nessun attore coinvolto nel conflitto può trascurare.


















