Sono 350 le sedi di Università della Terza età sparse in tutta Italia
Fernando Armellini a 80 anni ha conseguito la sua seconda laurea, quella magistrale in Filosofia, per non pensare al dolore per la morte della moglie. Dalla Pilsenhof, la casa di riposo di Terlano, si è iscritto all’Università di Trento ed ha dedicato allo studio 10-12 ore al giorno, riuscendo a raggiungere il traguardo nei tempi previsti.
Leonardo Altobelli ha spento 91 candeline e ha collezionato ben 15 corone di alloro: medico di base in pensione dall’età di 70 anni, Altobelli si è laureato per la 15esima volta in Criminologia nel dipartimento di Giurisprudenza dell’università di Foggia.
E ancora, Giuseppe Corrente, 92 anni, si è laureato in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli e la ‘collega’ partenopea Maria Edda Cavuoto, che di primavere ne ha 84, ha indossato per la seconda volta la corona di alloro e già pensa alla terza laurea. Ma il record italiano di lauree consecutive e in età avanzata è detenuto da Luciano Baietti, 78 anni, che ha superato se stesso conseguendo oltre 18 titoli, inclusa una laurea in Psicologia nel febbraio 2025.
Studiare dopo i 70 anni
Tutte storie che oltre al messaggio universale che ‘Non è mai troppo tardi’ per raggiungere traguardi importanti, testimoniano il nuovo passo dei tempi. E raccontano di una società sempre più longeva, dove il termine terza età si è spostato in avanti – i 70 anni sono i nuovi 60 – dove ci si cura di più, in una società che ha subìto grandi trasformazioni. Se la didattica innovativa del maestro Alberto Manzi, protagonista della storica trasmissione televisiva ‘Non è mai troppo tardi’, negli anni Sessanta contribuì all’alfabetizzazione di milioni di italiani, oggi gli over 70 sembrano aver appreso a pieno la lezione di quel professore che si dedicò alla formazione scolastica e culturale di un’Italia che risaliva la china del dopo Guerra. I nuovi plurilaureati, certo attempati ma con una visione fresca e incisiva, sono andati oltre gli insegnamenti di Manzi, cercando ognuno in sé un motivo di crescita personale e culturale, dando un nuovo volto alla formazione.
Università della terza età, 350 sedi
Un volto rappresentato, oltre che da questi percorsi individuali negli Atenei Italiani, anche dall’Università della Terza Età: in Italia ci sono 350 sedi UNITRE, con 80 mila soci. Sono luoghi di aggregazione di alto valore sociale, ed i Comuni le istituiscono appena possono considerandole un fiore all’occhiello per la propria comunità. Le Università della Terza età sono nate alla metà degli anni Settanta con l’obiettivo di educare, formare, informare, fare prevenzione, promuovere la ricerca ed aprirsi al sociale. Oggi sono riconosciute dalle Regioni, sono istituite e gestite da associazioni, istituzioni e fondazioni culturali, cooperative, Enti Locali e Università. Le finalità istituzionali sono promuovere e diffondere la cultura fra i cittadini; favorire l’inserimento degli anziani nella vita sociale e culturale della città in cui vivono.
Letteratura, diritto, arte e yoga
I corsi che si possono frequentare sono centinaia e variano dalle materie superclassiche come la storia dell’arte e l’archeologia, alle tecnologiche sessioni di informatica e Internet. Ci si può dedicare alla pratica dello yoga alle tecniche di fotografia, alla pittura, al canto.
Ma per chi ha voglia di impegnarsi, le Università della terza età organizzano anche corsi di letteratura italiana, Dante e lettura della Divina Commedia, diritto, teoria musicale. E l’università per tutti non è solo un passatempo, i corsi in molti casi sono finalizzati al conseguimento di certificazioni ampiamente riconosciute, dal patentino informatico Ecdl alla Cils (certificazione dell’italiano come lingua straniera) fino alla Microsoft Business Certification. Spesso questi istituti mettono a disposizione dei loro iscritti anche un ampio contorno di attività culturali: conferenze, incontri, visite guidate, ma anche vere e proprie gite o viaggi di istruzione in Italia e all’estero.
Insomma, l’offerta formativa si è ampliata a dismisura, tra i corsi universitari tradizionali e riconosciuti (spesso telematiche per flessibilità) e le attività – con tanto di certificazioni – delle Università della Terza Età per corsi non accademici. I benefici includono stimolo cerebrale, autostima e nuovi progetti, ma le lauree U3A conferiscono attestati di partecipazione, non titoli legali, a differenza dei percorsi universitari classici che portano a una vera laurea.
Oms, la cultura allunga la vita
A certificare come l’Italia sia uno dei Paesi in cui la speranza di vita è più alta – 83,4 anni – sono gli ultimi dati Istat. Gli anziani si identificano generalmente con la popolazione di 65 anni e più: in Italia al 1° gennaio 2025 rappresentano quasi un quarto degli abitanti. C’è da dire che la soglia anagrafica è stabilita per convenzione ed è utile soprattutto a fini statistici, ma in questa fascia di popolazione sono presenti profili molto diversi fra loro e rispetto al passato: negli stili di vita, nell’autonomia, nella salute e nel grado di partecipazione alla società. Proprio la partecipazione attiva degli anziani alla vita economica, sociale e culturale è uno dei pilastri della strategia promossa dalla World Health Organization per rendere le nostre città a misura di anziano. Gli altri pilastri sono la salute e la sicurezza. Inoltre, i ‘diversamente giovani’ partecipano alla vita culturale fuori dalle mura domestiche, trainando la crescita nazionale.
E la salute va nettamente meglio: le persone che si dichiaravano in buona salute erano il 29,4 per cento nel 2009 e sono diventate il 37,8 per cento nel 2023 – un bel salto. Stili di vita e abitudini salutari adottate lungo l’intero arco di vita hanno consentito di prevenire la diffusione di patologie cronico-degenerative. Nella vita della popolazione di 65 anni e più oggi contano molto lo stato di salute, il grado di autonomia, i ruoli sociali ricoperti e le reti affettive su cui contare. Grazie all’allungamento della vita media, la perdita dell’autosufficienza e la contrazione della vita sociale, che marcano l’entrata nell’età anziana più avanzata, sono spostati più avanti.
L’emblema di questa trasformazione culturale e sociale è nelle parole del recordman italiano (18 lauree) Luciano Baietti. A 78 anni suonati risponde così alla domanda su cosa l’abbia portato a laurearsi numerose volte. «L’ho fatto prima di tutto per me stesso, voglio tenere il cervello in continuo allenamento – dice – L’esempio che vorrei dare a tutti i giovani è quello di non smettere mai di imparare. La conoscenza è un impegno continuo. Nella vita non bisogna mai trovarsi impreparati e finché c’è vita dobbiamo andare avanti a imparare. L’importante è trovare la forza di volontà, confidare in sé stessi e nei propri interessi. Più è alto l’obiettivo, più è vasto l’orizzonte».


















