“Sono sereno. Sono nato per combattere per la verità e la giustizia per tutti”. Con queste poche parole a “L’Altravoce”, il colonnello Fabio Cagnazzo commenta l’ennesima battuta d’arresto nella vicenda giudiziaria che lo vede, suo malgrado protagonista. I gravi indizi di colpevolezza non ci sono. E a dirlo, per la seconda volta, è la Cassazione.
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L’inchiesta smontata
Che non solo ha disposto l’annullamento con rinvio della misura cautelare nei confronti del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, ma ha anche ordinato che a valutare le conclusioni investigative della Procura di Salerno e del tribunale del Riesame non sia la stessa sezione del Riesame che, per due volte e nonostante le indicazioni già date dagli ermellini, ha ritenuto valide le prove raccolte contro il carabiniere, finito in carcere nel novembre del 2024 e privato della libertà personale per sette mesi con l’accusa di avere avuto un ruolo, non meglio specificato, nell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, assassinato a colpi di pistola nel 2009.
Il precedente
La decisione della Suprema Corte crea un precedente significativo: estromette dalla partita processuale i giudici che si sono già espressi per due volte sul caso Cagnazzo, una sfiducia a tutti gli effetti. Un caso più unico che raro, un ennesimo colpo di scena per una vicenda che si trascina da sedici anni e che non sembra avvicinarsi alla verità, ma allontanarsene sempre di più.
I pentiti
Senza un movente accertato, basandosi sulle dichiarazioni contraddittorie e aleatorie di pentiti già ritenuti inaffidabili in altri procedimenti, nonostante tre precedenti archiviazioni, due anni fa la Procura di Salerno ha ritenuto di indagare di nuovo Cagnazzo, insieme al brigadiere Lazzaro Cioffi e all’imprenditore Giuseppe Cipriano, partendo dalle accuse sconclusionate dell’aspirante collaboratore di giustizia Romolo Ridosso e portando come controprova i racconti di un secondo presunto pentito, Eugenio D’Atri.
I presunti depistaggi
Quest’ultimo, che in carcere a Sollicciano aveva assistito, insieme a un avvocato in circostanze mai chiarite, all’interrogatorio di Ridosso, facendo propri quei racconti e sommando ad essi ricostruzioni giornalistiche note da tempo, ha dichiarato di essere a sua volta al corrente della partecipazione del colonnello non solo ai depistaggi che, secondo la Procura, seguirono il delitto del “sindaco pescatore”, ma anche all’omicidio stesso.
Il verdetto
La Cassazione, nei mesi scorsi, non solo ha smontato quelle che la Procura considera prove, ma ne ha ritenute inutilizzabili alcune perché raccolte prima della riapertura delle indagini. La Suprema Corte aveva inoltre ordinato al Riesame di rivalutare il quadro probatorio escludendo gli atti illegittimi e chiarendo, con motivazioni più solide, ruoli, tempi e movente. Il Riesame (Gaetano Sgroia, Cristina De Luca, Enrichetta Cioffi) ha però ritenuto di non cambiare marcia, rispondendo alle esigenze tecniche e continuando sulla propria strada, costruita esclusivamente su quegli stessi racconti ritenuti non validi e inutilizzabili dalla Cassazione.
I ricorsi
Di qui il secondo ricorso dei difensori. Il primo, presentato per conto di Cioffi e Cipriano, è stato respinto per inammissibilità. Quello dei difensori di Cagnazzo, gli avvocati Ilaria Criscuolo e Agostino De Caro, è stato discusso il 17 dicembre e, ieri, la Suprema Corte si è espressa: non solo è stato accolto in toto, ma ha anche aperto un problema di ordine pratico. Salerno, infatti, non dispone di una sezione diversa del Riesame, per cui il presidente del Tribunale dovrebbe comporne una seconda ad hoc, nominando altri magistrati, attingendo anche dal dibattimento.
Gli avvocati
Gli avvocati di Cagnazzo si sono detti «soddisfatti per la decisione della Cassazione che destruttura il provvedimento sotto il profilo della sussistenza della gravità indiziaria, annullando per la seconda volta l’ordinanza del Riesame che non ha considerato le indicazioni della Cassazione». «Speriamo – hanno concluso – che questo sia un decisivo passo verso la verità».
L’udienza preliminare
Intanto, l’udienza preliminare in corso a Salerno riprenderà il 16 gennaio; discuteranno le difese. Sempre più vicina, dunque, la pronuncia del gup Giovanni Rossi che dovrà decidere se rinviare a giudizio Cagnazzo, Cioffi e Cipriano, tenendo conto, ora, anche del secondo annullamento in Cassazione. Il tutto dopo l’ammissione di una ventina di parti civili. Accanto ai familiari della vittima, sono stati ammessi il pregiudicato che per primo fu indagato per l’omicidio Vassallo, due ministeri, la Presidenza del Consiglio, la Fondazione Polis, il Pd campano ma non quello nazionale che non ha fatto richiesta.


















