L’EBU conferma la partecipazione di Israele all’Eurovision 2026: Spagna, Irlanda, Olanda e Slovenia annunciano il ritiro in segno di protesta. Decisione legata alle accuse contro Israele per la guerra a Gaza
Le emittenti pubbliche europee riunite nell’European Broadcasting Union (EBU) hanno stabilito che Israele potrà partecipare all’Eurovision Song Contest 2026, in programma a Vienna. La decisione, attesa da settimane, è arrivata dopo mesi di pressioni e minacce di boicottaggio legate alle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza.
Durante l’assemblea non si è votato direttamente sulla partecipazione di Israele, ma sul nuovo regolamento presentato due settimane fa dall’EBU: il testo corregge alcuni aspetti molto criticati della scorsa edizione, in particolare il modo in cui il governo israeliano aveva promosso la propria artista, poi arrivata seconda.
Le emittenti sono state chiamate a esprimersi, tramite voto segreto, su due punti: approvazione del regolamento e giudizio sulle modifiche come sufficienti per mantenere Israele in gara senza un voto separato sulla sua partecipazione.
La maggioranza ha votato a favore, rendendo di fatto superflua una nuova votazione e confermando la presenza di Israele.
Il fronte del boicottaggio: quattro Paesi si ritirano
Poco dopo l’annuncio, le emittenti pubbliche di Spagna (RTVE), Irlanda (RTÉ) e Paesi Bassi (Avrotros) hanno dichiarato che non parteciperanno all’Eurovision 2026. Si tratta delle stesse reti che, negli ultimi mesi, avevano espresso netta contrarietà a una partecipazione israeliana in un contesto di guerra e accuse di violazioni dei diritti umani.
Anche la rete slovena RTV Slovenia, che aveva già minacciato il boicottaggio in passato, ha confermato che «la posizione rimane la stessa», allineandosi dunque alle altre tre emittenti.
Le ragioni della contestazione
Il caso israelo-palestinese aveva aperto una frattura già a partire da ottobre, quando vari Paesi avevano chiesto l’esclusione di Israele in risposta ai crimini e agli abusi denunciati a Gaza.
L’EBU aveva inizialmente programmato un voto a novembre, poi annullato dopo il cessate il fuoco del 10 ottobre tra Israele e Hamas. Il tema è quindi riemerso nell’assemblea di ieri, con la decisione finale che ha mantenuto Israele in gara ma al prezzo dell’abbandono di quattro membri dell’Unione radiotelevisiva europea.










