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Mogherini si dimette da rettore del Collegio d’Europa

Federica Mogherini si dimette da rettore del Collegio d’Europa e direttore dell’Accademia diplomatica Ue. L’Eppo analizza gli atti dell’inchiesta sul Seae. Nessuno sviluppo immediato previsto. Kaili: «Il metodo belga resiste, nessuno è al sicuro»


Federica Mogherini ha rassegnato le dimissioni da rettore del Collegio d’Europa e da direttore dell’Accademia diplomatica dell’Ue. La decisione è stata comunicata in una mail inviata a personale e studenti della prestigiosa istituzione di Bruges. La comunicazione è stata pubblicata pochi minuti dopo anche sul sito dell’istituto.

«Nel rispetto del massimo rigore con cui ho sempre svolto i miei compiti, ho deciso di dimettermi. Sono orgogliosa del percorso compiuto insieme in questi cinque anni e grata per la fiducia ricevuta. È stato un onore servire la comunità del Collegio e la sua missione».

Atti e dispositivi al vaglio dell’Eppo

La Procura europea (Eppo) sta analizzando i verbali degli interrogatori di Mogherini, di Stefano Sannino e Cesare Zegretti, tutti indagati nell’indagine sui presunti illeciti legati al Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) e al Collegio d’Europa. Secondo una funzionaria dell’Eppo, l’esame del materiale che comprende anche documenti e dispositivi sequestrati durante le perquisizioni, richiederà tempo, e non sono attesi sviluppi a breve. L’indagine è seguita dalla sede belga dell’Eppo ed è affidata a un giudice istruttore delle Fiandre Occidentali.

Kaili: «Il metodo belga non è cambiato»

«Il metodo in Belgio non è cambiato: isolamento, accuse vaghe, abuso delle misure cautelari, allontanamento dai figli. Le garanzie vengono applicate in modo arbitrario, secondo l’utilità politica», ha commentato l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, coinvolta nel caso Qatargate e da tre anni nel limbo delle indagini preliminari.

Per Kaili, il caso Mogherini suscita «tristezza ma non sorpresa» e dimostra che «nessuno nell’Ue è al sicuro».
La politica greca critica duramente le autorità belghe e chiede un intervento deciso delle istituzioni europee. «L’Ue deve difendere le immunità dei suoi rappresentanti e pretendere prove reali prima di avanzare accuse. Occorre reprimere le fughe di notizie e introdurre controlli efficaci sulle autorità belghe».

«A Bruxelles i partiti seguono i titoli dei giornali, non i principi. È più semplice condannare che difendere la presunzione di innocenza».

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