Nel caso Garlasco il Dna compatibile con Sempio non è ritenuto affidabile: campioni degradati e aplotipi parziali limitano ogni identificazione. Dal 18 dicembre scontro tra periti in aula
Secondo la nuova perizia sull’omicidio di Chiara Poggi, il profilo genetico trovato sotto le unghie della vittima risulta compatibile con la linea maschile della famiglia Sempio, ma non permette di identificare un singolo soggetto.
I calcoli biostatistici parlano di un supporto “moderatamente forte/forte e moderato”, ma la genetista Denise Albani precisa che, per quantità e condizioni del campione, non è stato possibile arrivare a un risultato “certamente affidabile”.
La perizia, anticipata dal Tg1, parla di aplotipi misti e parziali, una condizione che limita fortemente la possibilità di attribuire il Dna in modo univoco. Il materiale biologico prelevato nel 2007 è definito scarso e deteriorato, motivo per cui la genetista esclude un’identificazione sicura di Andrea Sempio o di chiunque altro. Il secondo profilo, “ignoto 2”, è troppo deteriorato per essere attribuibile a qualcuno.
Con il deposito della relazione firmata da Albani e dai dattiloscopisti Domenico Marchigiani e Giovanni Di Censo, nominati dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, si apre ora un nuovo terreno di scontro. Dal 18 dicembre, in aula, i consulenti delle parti si confronteranno sugli esiti del maxi accertamento avviato il 17 giugno.
Avvocati di Sempio senza copia perizia
La perizia è stata consegnata solo alla giudice e ai pm pavesi, che avrebbero già iniziato a esaminarla. Non ne hanno invece ricevuto copia gli avvocati di Andrea Sempio, amico storico di Marco Poggi e oggi nuovamente sotto i riflettori degli investigatori, convinti che possa essere coinvolto con altri nell’omicidio avvenuto 18 anni fa.
Stessa situazione per i legali della famiglia Poggi e per quelli di Alberto Stasi, condannato definitivamente a 16 anni.
Nulla cambia rispetto a processo Stasi
Le analisi su impronte e reperti rinvenuti in casa Poggi ( sacchetto della spazzatura, confezione di cereali, vasetto di Fruttolo, paradesivi e garze prelevate in autopsia) non modificano il quadro già stabilito dalle sentenze Stasi. Alcune garze sarebbero state anche contaminate, riducendo ulteriormente l’attendibilità del materiale.
Per i pm e per i legali di Stasi, la compatibilità rappresenta una prova potenzialmente decisiva. Per la difesa e per i legali della famiglia Poggi, invece, si tratta di dati “biostatistici” senza valore probatorio reale, poiché non permettono alcuna indicazione positiva di identità. Una conclusione che richiama la precedente perizia del professor Francesco De Stefano, secondo cui quel Dna maschile — già nel processo d’appello — non poteva essere usato per identificare con certezza nessuno “a causa della degradazione e dell’alta probabilità di contaminazione ambientale”.











