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Meloni: «Ricostruiamo l’Ucraina. Partita da 10 miliardi»

Olena Zelenska, moglie di Volodymyr Zelensky e Giorgia Meloni

A Roma la Conferenza nonostante un cessate il fuoco lontano. L’Italia si occuperà di Odessa. Banca Mondiale, servono 500 miliardi dollari

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Con un abbraccio a Volodymyr Zelensky e una stretta di mano alla moglie Olena Zelenska, questa mattina Giorgia Meloni accoglie il presidente ucraino e la first lady alla IV Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina 2025, a cui partecipano circa cinquanta fra capi di Stato e di governo, ministri e altre autorità istituzionali, oltre a 5.000 partecipanti accreditati, membri di un centinaio di delegazioni ufficiali e di 40 Organizzazioni internazionali.

A fine della prima giornata è una Giorgia Meloni visibilmente soddisfatta di com’è andata per il suo prestigio sul piano internazionale la prima giornata della IV Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina 2025. Compiaciuta anche e soprattutto perché l’inviato speciale per l’Ucraina, quel generale Keith Kellogg che il suo amico Trump ha mandato a rappresentare gli Stati Uniti, si è collegato da Roma con Londra per la contemporanea riunione dei Volenterosi.

Ukraine Recovery Conference a Roma
Ukraine Recovery Conference a Roma

È la prima volta che gli Usa prendono parte a una delle conferenze pro Kiev e il fatto che sia stato scelto di farlo proprio dall’Italia, da Roma, rappresenta per Giorgia Meloni un’altra coccarda da appuntarsi sul petto. Così, nell’ambito delle dichiarazioni dal Centro Congressi La Nuvola, dove si svolge la Ukraine Recovery Conference 2025 che prosegue anche oggi, la Meloni scandisce alla stampa un messaggio da far arrivare oltreoceano fino a Trump: «È un chiaro segnale dell’unità con cui dobbiamo lavorare. Sarà grazie al popolo ucraino, ma anche grazie al sostegno dell’Occidente che possiamo parlare di un percorso negoziale verso la pace. Sono molto soddisfatta che per la prima volta proprio da Roma, anche gli Stati Uniti abbiano partecipato a questo formato con l’inviato speciale del presidente Trump in Ucraina, il generale Kellogg».

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Rivolgendosi poi al presidente ucraino Zelensky, al suo fianco dopo l’incontro bilaterale, dice: «L’Italia continuerà a sostenere l’eroica resistenza del popolo ucraino anche con la cooperazione tra le nostre industrie della difesa, che è tra i temi che abbiamo trattato e su cui vogliamo continuare a investire. Sappiamo quanto è importante permettere all’Ucraina di continuare a difendersi, soprattutto dagli attacchi sempre più brutali con cui la Russia continua a colpire i civili, attacchi che confermano ancora una volta quanto poco Mosca sia impegnata a costruire quella pace che tutti quanti insieme sosteniamo, a partire dall’Ucraina, con gli sforzi del presidente Donald Trump e dell’amministrazione americana che ringraziamo anche per esserci, con i suoi rappresentanti, a questa conferenza».

Il pacchetto complessivo di aiuti all’Ucraina ammonterà a 10 miliardi di euro, 15 se si considerano i contratti firmati dalle imprese. Ad annunciare la cifra dei 10 miliardi sono sia la premier Meloni, sia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, anche lei a Roma.

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Alla Nuvola, inoltre, ha partecipato quasi tutto il governo italiano, dal presidente del Senato La Russa, al ministro dell’Economia Giorgetti, che ha annunciato un’intesa con Kiev per un finanziamento di 50 milioni per l’acquisto di beni e servizi e un contributo di 10 milioni di euro per la realizzazione di un progetto Bers nel settore agroalimentare.

Il ministro degli Esteri Tajani spiega che “c’è un interesse comune nello scommettere sul futuro di Kiev”, per poi avventurarsi in un parallelismo storico: «Noi siamo quel popolo che sulle macerie della seconda guerra mondiale ha costruito il miracolo economico degli anni ’60. Anche la nostra era una nazione distrutta. Eppure si è rialzata con determinazione e orgoglio». Fra i vari progetti di cui l’Italia ha scelto di occuparsi c’è Odessa, città simbolo dell’Ucraina, dove verrà ricostruita anche un’ala dell’ospedale pediatrico.

Ukraine Recovery Conference a Roma

Dietro le quinte, all’intenso programma romano del 10 e 11 luglio, ha lavorato una task force guidata alla Farnesina dall’ex ambasciatore a Kiev, Davide La Cecilia. Si è partiti dai risultati delle conferenze di Lugano, Londra e Berlino, portando avanti le ‘Quattro dimensioni di Berlino’ (Business, Capitale Umano, Locale e Regionale, Adesione all’Ue e Riforme), ma l’Italia ha previsto una dimensione nuova sull’industria strategica e un’impronta su questioni umanitarie e culturali.

Tuttavia, con il cessate il fuoco che sembra ancora molto lontano, in molti si saranno posti la questione dell’opportunità di convocare una nuova iniziativa internazionale, con la partecipazione di circa 3.500 accreditati, membri di un centinaio di delegazioni ufficiali e di 40 Organizzazioni internazionali, oltre a una cinquantina di capi di stato e di governo, ministri e autorità di 90 paesi, ma la Farnesina ha risposto che la conferenza andava fatta “per essere pronti, perché la ricostruzione va pensata, organizzata e gli strumenti giuridici e finanziari vanno messi in campo oggi”.

Sul piano finanziario la Banca Mondiale stima che per ricostruire l’Ucraina occorrano 500 miliardi di dollari, fra l’altro venendo meno la disponibilità da parte di BlackRock, l’importante fondo d’investimento americano. Per il solo comparto delle infrastrutture (binari, ponti, stazioni, impianti elettrici, energia) gli investimenti necessari superano i 15 miliardi di dollari e se si pensa che ad ogni investitore pubblico o privato che sia deve essere garantito un determinato ritorno, se la Ukraine Recovery Conference 2025 dovesse rivelarsi l’ennesima scontata passerella di leader politici, il flop per chi ha promosso questa immagine di grande compattezza europea a difesa di Kiev sarebbe piuttosto imbarazzante.

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