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Anziane per il clima, le battaglie giuste non hanno età

“Klima Seniorinnen” è un’associazione di oltre 2.500 attiviste over 64. A loro si deve la sentenza europea della CEDU del 2024

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«Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza», recita lo slogan diventato il simbolo del movimento studentesco “Fridays for Future” reso famoso dall’attivista svedese per il clima Greta Thunberg. Ma la verità è che vale anche il contrario, perché le battaglie per sognare un mondo migliore non hanno età. Ce lo insegna la lezione delle “Klima Seniorinnen”, che di anni ne hanno molti di più dei giovanissimi che scendono in piazza a manifestare riempiendo le strade delle nostre città. Ma non chiamiamole nonnine.

Unire le generazioni

“Anziane per il clima” è un’associazione di oltre 2.500 attiviste svizzere over 64 – 73 anni di media – che lottano perché questo impegno possa unire le generazioni anziché dividere, e non essere prerogativa solo di alcune fasce d’età. Sono infatti convinte che l’impegno ambientale deve diventare una grande questione intergenerazionale. E se Seneca ci offre una visione illuminata e affascinante della vecchiaia, considerandola non come un periodo di declino, ma come un tempo di raccolta e di pienezza, le Klima Seniorinnen ne sono l’emblema assoluto. A loro si deve infatti la sentenza sul clima della Corte Europea per i Diritti Umani di Strasburgo passata alla storia il 9 aprile del 2024. La Grande Camera della CEDU ha espresso il proprio verdetto sul caso «Verein KlimaSeniorinnen Schweiz and Others v. Switzerland», una causa ambientale lanciata dall’associazione elvetica Senior Women for Climate Protection Switzerland (Anziane per il clima Svizzera) e da altri singoli querelanti contro il proprio Stato, per chiedere misure concrete di contrasto ai cambiamenti climatici, che minacciano il loro diritto alla vita.

La sentenza storica della CEDU


Con una sentenza storica, la Corte di Strasburgo si è espressa a favore del gruppo di donne, riconoscendo il diritto alla protezione del clima come un diritto umano. Non c’è dubbio che le Klima Seniorinnen abbiano fatto la storia, una storia che è iniziata quando le attempate paladine della salvaguardia del Pianeta hanno iniziato a mobilitarsi, partendo da una riflessione. «Apparteniamo alla generazione che ha contribuito in larga misura al cambiamento climatico. Noi non smettiamo di sentirci responsabili. E così anche da vecchie non smettiamo di lottare».
Così, nel 2016, sono partite in 140 (oggi sono arrivate a quota 2.500), tutte dai 64 anni in su, mosse dalla comune convinzione che l’impatto del caldo estremo sulla popolazione anziana sia micidiale. L’estate bollente del 2003, con l’Europa che bruciava tra le ondate di calore che seminavano morte, è stata l’inizio della sfida per il Pianeta. La strategia è stata fin da subito quella di sensibilizzare le folle con azioni in pubblico, workshop per informare, tour nelle scuole e università, fino alla battaglia a Strasburgo. E per la prima volta nel 2024 un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani ha sostenuto esplicitamente il diritto alla protezione del clima.
Nella sua sentenza, la CEDU ha fissato i requisiti specifici che gli Stati membri devono soddisfare per rispettare i loro obblighi in questa materia. Nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, il trattato europeo più importante per il riconoscimento dei diritti umani, in particolare civili e politici – scritto dopo la fine della Seconda guerra mondiale – non ci sono articoli specifici che riguardano l’ambiente.

La sede della Corte Europea dei Diritti Umani – CEDU

Inquinamento e diritto alla vita

Ma ci sono in particolare due norme che da anni vengono tirate in ballo nelle cause che riguardano casi di inquinamento o altri problemi ambientali. Sono l’articolo 2, quello sul «diritto alla vita», e l’articolo 8, quello sul «diritto al rispetto della vita privata e familiare», che dice che «ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza».
A partire da una sentenza del 1994, la CEDU considera il diritto di vivere in un ambiente salubre, dignitoso e pacifico come parte del diritto al rispetto della vita privata e familiare, interpretando in modo ampio il concetto di ‘domicilio’. Da qui l’importanza delle cosiddette climate litigation (o cause climatiche) nel mondo che stanno crescendo, e il numero, secondo l’UNEP, è più che raddoppiato dal 2017 a oggi.
Anche in Italia si vedono i primi effetti di questa lunga battaglia: a febbraio scorso le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno dato ragione a Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadine e cittadini che nei mesi precedenti avevano fatto ricorso alla Suprema Corte, chiedendo se in Italia fosse possibile o meno portare le aziende inquinanti in tribunale per chiedere giustizia climatica. La sentenza della Corte ha dato risposta affermativa: nessuno, nemmeno un colosso come ENI, può più sottrarsi alle proprie responsabilità. Secondo la Suprema Corte, i giudici italiani si possono pronunciare sui danni derivanti dal cambiamento climatico sia sulla scorta della normativa nazionale, quanto delle normative sovranazionali e, dunque, le cause climatiche nel nostro Paese sono lecite e ammissibili anche in termini di condanna delle aziende fossili a limitare i volumi delle emissioni climalteranti in atmosfera.


Lavorare per le nuove generazioni

Inutile dire che è stata l’audacia con cui queste donne, che si sono proiettate in dimensioni molto più grandi di sé e hanno lavorato per le generazioni di domani, a creare terreno fertile per raccogliere i frutti di questa semina. La maggior parte delle Klima Seniorinnen sa che non vedrà le conseguenze nel tempo della sentenza che pervicacemente hanno inseguito, men che meno godrà dei suoi benefici. Ma si sono messe in gioco in nome della qualità della vita di tutte e tutti, soprattutto di quelle e quelli che non ci sono ancora ma verranno. «Da quando la sentenza è stata emessa, all’inizio di aprile 2024 – raccontano sul loro sito ufficiale le signore del clima, – abbiamo ricevuto innumerevoli messaggi che ci hanno rincuorate. Persone da tutto il mondo si congratulano con noi e ci augurano di continuare ad avere fortuna e successo. Ci raccontano le loro storie e ci dicono che si sentono ispirate dal nostro lavoro. E ancora una volta ci rendiamo conto che non siamo sole nella lotta: in molti altri Paesi – proseguono – tante persone stanno agendo per proteggere i loro diritti e ottenere una maggiore giustizia climatica. Nelle ultime settimane, più di 600 persone si sono iscritte come socie o sostenitrici della nostra associazione. Siamo sopraffatte da tanto incoraggiamento. Tutti questi messaggi ci confermano in ciò che stiamo facendo. È la ricompensa per il nostro impegno di lunga data».

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