Il presidente ucraino riceve il piano di pace voluto da Trump. Mosca nega trattative: «Non stiamo negoziando». L’Ue esclusa dal processo diplomatico
«Per porre fine a questa guerra, è necessario che anche gli ucraini e gli europei siano d’accordo su questi piani. Ma non abbiamo visto alcuna concessione da parte russa».
A parlare è l’Alta rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, al suo arrivo ieri mattina al Consiglio Esteri. «Accogliamo con favore tutti gli sforzi significativi per porre fine a questa guerra, ma come abbiamo detto, deve essere giusta e duratura. Ciò significa che gli ucraini, ma anche gli europei, debbano accettarla».
Ultimo giallo diplomatico
Ancora una volta le trattative di pace per la risoluzione della guerra in Ucraina sono finite al centro di un giallo diplomatico. L’ultima iniziativa, che ruota attorno al piano russo-americano in 28 punti fatto filtrare nei giorni scorsi alla stampa internazionale, comincia già a generare non poche polemiche.
All night long, our rescuers worked in Ternopil, and search-and-rescue operations are still ongoing. 22 people are still missing – the effort to find them continues. More than 230 first responders from nine regions of Ukraine have been deployed. In some areas, work can only be… pic.twitter.com/3wrrdwIiNd
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) November 20, 2025
La reazione europea
Partiamo dalla reazione europea, nella giornata di ieri i vari ministri dei Paesi Ue hanno iniziato una vera e propria levata di scudi contro la proposta che, pur essendo stata ufficializzata solo nel tardo pomeriggio di ieri, li vede ancora una volta tagliati fuori dalla diplomazia che conta. La prima a mettere le cose in chiaro è stata Kallas, cui ha fatto seguito il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, che ha affermato di apprezzare «gli sforzi di pace, ma l’Europa è il partner principale, il sostenitore principale dell’Ucraina, ed è la sicurezza dell’Europa ad essere in gioco.
Quindi ci aspettiamo di essere consultati», al momento, però, l’Europa non sembra essere stata nemmeno informata. Ha continuato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot, secondo il quale «il principio della pace deve iniziare con un cessate il fuoco sulla linea di contatto, che consentirà discussioni sulla questione dei territori e delle garanzie di sicurezza. Questo è ciò che abbiamo sempre detto, questo è ciò che l’Ucraina ha sempre detto», e che la Russia ha sempre rifiutato, aggiungiamo noi, supportata in questo dagli Stati Uniti, a quanto sembra dalle ultime indiscrezioni.
Il caso Zelensky–Witkoff
Secondo quanto riportato da Axios, prima testata a dare la notizia del piano in fase di studio, l’annullamento all’ultimo minuto dell’incontro tra Volodymyr Zelensky e l’inviato del Presidente americano Steve Witkoff, in programma mercoledì, sarebbe da additare alla volontà del Presidente ucraino di discutere di un piano di pace da lui studiato assieme ai partner europei, invece dell’accordo russo-americano mediato dallo stesso Witkoff.

Il piano presentato a Kiev
Trarre le conclusioni è semplice. Oggi Zelensky ha infatti ricevuto a Kiev Dan Driscoll, segretario all’Esercito statunitense, quest’ultimo ha presentato al Presidente ucraino il piano di pace stilato a quattro mani da già citato Witkoff e dall’inviato speciale russo Kirill Dmitriev, un piano che, secondo quanto riportato da Bloomberg, l’amministrazione americana vorrebbe che il Presidente ucraino accettasse.
In uno scialbo comunicato della presidenza ucraina, pubblicato ieri pomeriggio, ci si limita però ad affermare che Zelensky «ha ufficialmente ricevuto un progetto di piano dagli Stati Uniti che, secondo la valutazione americana, potrebbe rivitalizzare la diplomazia», «gli Stati Uniti e l’Ucraina lavoreranno congiuntamente e in maniera costruttiva» per raggiungere la pace, conclude il comunicato.
Cosa prevede il piano trapelato
La sequenza degli eventi, e i contenuti del piano trapelati, non sembrano però promettere nulla di buono per Kiev, che dovrebbe ritirarsi dalla parte di Donbass che ancora controlla (il 14% del totale), vedere le sue forze armate ridursi di due volte e mezza (passando a un massimo di 300mila uomini), non entrare nella Nato e vedere gli Stati Uniti riconoscere ufficialmente Crimea e Donbass come territorio russo.
Non sono in pochi a Kiev a storcere il naso, come Oleksandr Merezhko, presidente della commissione parlamentare per la politica estera, che definisce il piano russo-americano «assurdo», «una provocazione», parole che difficilmente Zelensky avrà pronunciato di fronte a Driscoll, memore dell’incidente diplomatico alla Casa Bianca dello scorso 28 febbraio.
La posizione del Cremlino
La parte russa sembra invece non volersi esporre troppo in questa fase. Il portavoce del Presidente Dmitri Peskov si è limitato a dichiarare che «ogni momento è il migliore per una risoluzione pacifica, per una risoluzione con mezzi politico-diplomatici pacifici». Il portavoce, citato dall’agenzia Interfax, non ha però fatto nessun commento specifico sul piano russo-americano in 28 punti. «Non abbiamo alcuna novità, non ho nulla da aggiungere a quanto già detto».

Divisioni nel campo occidentale
Se l’obiettivo russo era di creare scalpore e divisione nel campo occidentale, sembra essere stato raggiunto in pieno, ma il fatto che la proposta di pace sia stata stilata con la partecipazione di Witkoff (che si è occupato anche dell’accordo di Gaza), fa pensare che il piano sarà perlomeno la base di partenza delle trattative.












