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Unicredit-Bpm, Ue boccia l’alt del governo: riserve su golden power

L’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel

La lettera di Bruxelles chiede al governo italiano di ritirare i paletti imposti, pena una procedura d’infrazione

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L’Unione Europea interviene a piedi uniti nel confronto tra il governo italiano e Unicredit impegnato nell’Ops su Banco Bpm. Secondo quanto anticipato da Bloomberg, Bruxelles invierà una lettera ufficiale a Palazzo Chigi per contestare il contenuto del golden power con cui Palazzo Chigi intende vincolare la banca guidata da Andrea Orcel. Proprio domani i poteri speciali esercitati dal governo finiranno al vaglio del Tar e a questo punto la decisione diventa di capitale importanza.

Già la mossa dell’Antitrust europeo potrebbe innescare un conflitto politico tra Roma e Bruxelles di vasta portata, mettendo in discussione il ruolo delle autorità nazionali su un’operazione strategica nel cuore del sistema bancario nazionale. Un conflitto cui peraltro non sono estranee logiche ideologiche e di schieramento politico considerando che l’Antitrust europeo fa capo a Teresa Ribera esponente di primo piano del partito socialista spagnolo. I suoi rapporti con il nostro governo non sono mai stati semplici. Soprattutto da quando Giorgia Meloni a Madrid partecipò al congresso dell’ultra destra di Vox.

Gli uffici di Teresa Ribera bacchettano il governo di Roma per un uso inappropriato del golden power visto che l’operazione si svolge all’interno dei confini nazionali. I paletti fissati dal golden power sono: l’obbligo di incrementare i prestiti alle famiglie e alle piccole e medie imprese, l’uscita di Unicredit da tutte le attività bancarie in Russia e la vendita di filiali per evitare sovrapposizioni tra le due banche.

Per Bruxelles, però, queste condizioni vanno oltre i limiti consentiti dalla legislazione europea che a giugno aveva già dato l’ok all’operazione, pur imponendo alcune condizioni “soft” a Unicredit, come la cessione di 209 filiali per non creare eccessiva concentrazione in alcune province.

La lettera di Bruxelles, che arriverà nelle prossime ore, chiede esplicitamente al governo italiano di ritirare le imposizioni, pena una procedura d’infrazione che potrebbe avere ripercussioni legali e politiche serie per il nostro paese. Il mercato, ha reagito prontamente alle voci di una possibile apertura del braccio di ferro tra Italia e Ue. A Piazza Affari, i titoli coinvolti hanno registrato immediatamente un rialzo. Banco Bpm ha guadagnato oltre il 4,3%, toccando i 10,5 euro per azione, mentre Unicredit ha visto un incremento del 2,5%, arrivando a 58,7 euro. Il mercato, quindi, sembra guardare con favore a un possibile allentamento delle condizioni imposte dal governo italiano, scommettendo su una soluzione che permetta la chiusura dell’Ops senza ulteriori ostacoli.

Nonostante la pressione di Bruxelles, il governo italiano non sembra intenzionato a cedere. Il vicepremier Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti hanno ribadito più volte la loro preoccupazione per la “sicurezza” del sistema bancario nazionale e per l’ingresso di una banca straniera come Unicredit in un gruppo considerato strategico come Banco Bpm. Secondo l’esecutivo, l’operazione potrebbe compromettere gli equilibri
finanziari italiani, con il rischio di perdere un controllo significativo su un attore fondamentale del sistema bancario domestico.

Più semplice il quadro nell’altra Ops bancaria in corso. Il consiglio di amministrazione della Popolare di Sondrio ha dato il via libera all’offerta di Bper, che ha aumentato il corrispettivo. Se la fusione dovesse andare in porto, l’istituto valtellinese auspica che Bper mantenga le promesse fatte in merito alla valorizzazione del personale e alla salvaguardia dei posti di lavoro, oltre a garantire il sostegno all’economia locale. Tuttavia,
anche in questo caso, il consiglio della Popolare di Sondrio ha sottolineato alcune incertezze riguardo alla “combinazione” tra i due gruppi bancari.

L’operazione Unicredit–Banco Bpm è ora al centro di una guerra di potere tra Roma e Bruxelles, ma anche di speculazioni di mercato che potrebbero influenzare il suo esito finale. La data di conclusione dell’Ops è fissata per il 23 luglio, ma la situazione politica e giuridica potrebbe ancora cambiare le carte in tavola. In ogni caso, la partita non è finita e il settore bancario italiano dovrà fare i conti con l’integrazione delle forze
in gioco, sia a livello interno che europeo.

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