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Mosca: «Da Usa nessuna proposta su pace». Tutti i segreti dietro il piano

I punti della proposta: Donbass alla Russia, dimezzato l’esercito ucraino. Nel mentre nuove bombe russe sull’Ucraina causano 25 morti, tra cui 3 bambini

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Il piano Usa Russia deve essere segretissimo. Tanche che Mosca non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dagli Stati Uniti riguardo il progetto di pace per l’Ucraina di cui hanno parlato vari media internazionali. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, alla testata Rbc.

Zakharova ha precisato che, se Washington avesse realmente una proposta, la trasmetterebbe attraverso i canali diplomatici, ma da parte del Dipartimento di Stato “non è arrivato nulla”.

Secondo quanto rivelato da Axios, l’amministrazione Trump avrebbe lavorato in segreto con Mosca al piano di pace in 28 punti, apparentemente senza coinvolgere Kiev né gli europei. Il piano prevederebbe che: Kiev ceda parti dell’Ucraina orientale oggi non controllate, riduca il proprio esercito, in cambio riceverebbe non meglio definite garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti per sé e per l’Europa.

Secondo Politico, che cita un alto funzionario della Casa Bianca, un quadro di intesa per chiudere il conflitto potrebbe essere definito entro la fine del mese, “forse già questa settimana”.

Europa tagliata fuori

Arrivando al Consiglio Affari Esteri, l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas ha ribadito il sostegno europeo a una pace giusta e duratura, precisando però di non avere informazioni su un coinvolgimento dell’Ue nel presunto piano americano.

“Perché un piano funzioni – ha detto – Ucraina ed Europa devono essere a bordo. E non vediamo alcuna concessione da parte della Russia: le bombe continuano a cadere sui civili”.

La pace non può significare però la capitolazione: gli ucraini, che lottano eroicamente da tre anni, rifiuteranno ogni tipo di capitolazione”, ha detto il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot arrivando al consiglio affari esteri. “Serve partire da una tregua sulla linea di contatto, per poi arrivare ai negoziati, anche sui territori, l’unico che rifiuta è Putin”.

Come quando nasce veramente il piano segreto

Del piano più che segreto confuso, aveva accennato ottimista Kirill Dmitriev, inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin per le questioni economiche, durante la sua tre giorni a Miami, a fine ottobre. “Siamo ragionevolmente convinti”, aveva detto.

Solo pochi giorni prima, il 22 ottobre, il presidente americano Donald Trump aveva unilateralmente cancellato il summit tra i due leader indetto da lui stesso la settimana precedente a Budapest, in Ungheria, citando l’indisponibilità di Mosca ad addivenire a un compromesso che ponesse fine alla guerra in Ucraina.

Ma evidentemente Dmitriev sapeva cosa stava bollendo in pentola.

Gli incontri tra Dmitriev e Witkoff

È ancora Axios a rivelare i contatti diretti tra Dmitriev e il suo corrispettivo americano Steve Witkoff, l’ex immobiliarista newyorchese prescelto da Trump come suo ambasciatore personale per tutte le questioni più delicate, e a come i due avessero lavorato al documento in 28 punti con la proposta di soluzione al conflitto russo-ucraino.

Secondo quanto rivelato da Dmitriev, la bozza di proposta sarebbe già stata finalizzata quasi del tutto e i russi sarebbero in attesa che gli Stati Uniti terminino le necessarie consultazioni. In effetti, una delegazione di militari di alto grado – tra cui due generali – guidata dal Secretary of the Army (l’equivalente di nostro sottosegretario alla Difesa, con delega all’esercito) Dan Driscoll è giunta senza preavviso a Kiev ieri mattina per conferire a porte chiuse con l’amministrazione di Volodymyr Zelensky.

Zelensky schiacciato dallo scandalo

Secondo gli analisti statunitensi, il presidente ucraino sarebbe indebolito dal grave scandalo di corruzione che ha travolto il suo governo circa l’uso improprio dei fondi destinati alla Difesa e Washington vorrebbe cogliere la palla al balzo per provare a imporre una conclusione del conflitto che passi per un compromesso, dunque un sacrificio almeno parziale delle posizioni di Kiev.

«Pensiamo che la tempistica sia ottima per il piano», conferma un funzionario americano facendo riferimento non solo ai guai giudiziari di Zelesnky ma anche al successo che Mosca sta guadagnando sul campo, stringendo la morsa attorno alla città di Pokrovsk, nel Donbass. E martellando senza sosta le città ucraine già stremate dal rigido inverno orientale: solo ieri il lancio di 470 droni e 48 missili ha provocato 25 morti, tra cui tre bambini, e 75 feriti in varie città dell’Ucraina.

La situazione potrebbe anche produrre l’esito contrario: secondo Yaroslav Trofimov, capocorrispondente del Wall Street Journal, Zelesnky uscirà irrigidito dalla sua crisi politica, dal momento che accettare i diktat russi dopo aver già visto la propria immagine appannata dai sospetti di corruzione e dai problemi al fronte potrebbe segnare la brusca fine della sua carriera.

Secondo quanto filtrato infatti, le condizioni concordate da America e Russia corrisponderebbero a una autentica «capitolazione» di Kiev alle richieste massimaliste del Cremlino: l’Ucraina dovrebbe acconsentire al dimezzamento delle sue forze armate; rinunciare alle armi a lungo raggio; cedere l’intero Donbass alla Russia. Secondo Dmitriev, l’intesa non dovrebbe riguardare solo l’Ucraina ma tutta l’architettura di sicurezza in Europa.

In cambio di queste pesanti concessioni infatti, all’Ucraina verranno offerte delle garanzie di sicurezza Usa contro future aggressioni russe. «Abbiamo la sensazione che questa volta la posizione russa stia davvero venendo ascoltata [dagli americani, ndr]», ha confermato compiaciuto Dmitriev.

«Non ci importa degli europei»

«Non ci importa proprio degli europei, quello che conta è che l’Ucraina accetti», dicono i funzionari ascoltati da Politico. Una volta incastrata Kiev, questo è il ragionamento, l’Europa non potrà che accodarsi pena restare in una condizione di isolamento da cui già adesso fatica ad uscire.

E Washington ritiene di avere buone carte da giocarsi per convincere Zelensky. «Quello che stiamo presentando all’Ucraina è ragionevole», insiste la fonte altolocata alla Casa Bianca. L’obiettivo sarebbe di porre Kiev (e l’Europa) di fronte al fatto compiuto.

L’inviato statunitense avrebbe dovuto incontrare Zelensky in Turchia proprio ieri per affrontare la questione, ma il meeting tra i due è stato cancellato per ragioni ignote. Le false partenze passate impongono prudenza, così come la violenza bellica imporrebbe la serietà ai negoziatori in campo.

La strage dei bambini ucraini

Ieri l’Ucraina ha confermato che dall’inizio del conflitto sono almeno 1.000 i bambini ucraini restituiti ai loro genitori dalla Russia grazie alla decisiva mediazione della Santa Sede. Un piccola speranza di pace, all’ombra delle grandi manovre delle superpotenze.

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