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Talebani ai turisti: «Siamo caldi, accoglienti. Venite in Afghanistan!»

Frame dal video, talebani prono al turismo

In un video Ig guerriglieri armati fanno il bagno, giocano, bevono spremute di fronte al mare. Insieme a loro, allegri visitatori occidentali

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Sui social gira in queste ore un video, che rimbalza attraverso account vicini al governo dei Talebani. Il filmato inizia coi toni tetri di un’esecuzione sommaria da parte di un gruppo di terroristi mediorientali: uomini barbuti con le armi in pugno stanno in piedi in un ambiente poco illuminato, mentre tre persone incappucciate stanno di fronte a loro in ginocchio. «Abbiamo un messaggio per l’America», scandisce minaccioso il capo del gruppo. Poi il cappuccio nero dell’ostaggio al centro della scena viene rimosso, mostrando un volto bianco e sorridente
di un occidentale che, alzando i pollici in su, dice felice: «Benvenuti in Afghanistan!».

Segue una carrellata di immagini surreali: guerriglieri talebani, coi fucili bene in vista, che fanno il bagno, giocano coi bambini, bevono spremute di fronte a un bel paesaggio o mangiano un’anguria seduti per terra. Insieme a loro visitatori occidentali che sorridono mentre si provano i vestiti tradizionali o mimano la posa dei fucili, felici di poter sperimentare un viaggio on the road immersi nella cultura locale.

È la nuova frontiera del turismo, l’Afghanistan sotto il regime dei Talebani, gli “Studenti del Corano” che quattro anni fa hanno ripreso il potere nel paese dopo la cacciata della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.
Da allora il piccolo e martoriato paese centroasiatico, 41 milioni di abitanti, è ritornato a essere un Emirato Islamico, governato secondo la legge islamica che esclude le donne dall’istruzione e disdegna la democrazia.

Ma – rispetto soprattutto alla prima esperienza talebana, quella che detenne il potere tra il 1996 e il 2001 e che ospitò il leader terrorista autore dell’attacco dell’11 settembre Osama bin Laden – i nuovi leader hanno capito il potere della comunicazione e si sono adoperati per presentare al mondo un’immagine più accattivante, in linea con altri ribelli islamisti cresciuti politicamente del 21esimo secolo come gli Houthi in Yemen e Hay’at Tahrir al-Sham del presidente siriano Ahmed al-Sharaa.

In questo quadro il turismo rappresenta uno strumento importante. «Il popolo afgano è caldo e accogliente e desidera ospitare turisti da altri paesi e intrattenerli», ha spiegato il mese scorso il viceministro del Turismo talebano Qudratullah Jamal in un’intervista rilasciata all’Associated Press, definendo il turismo come un elemento fondamentale per rilanciare la fragile economia afgana.

E per dimostrarlo i Talebani non hanno esitato a ricorrere a qualunque mezzo. Nel marzo scorso, per esempio, la pornostar americana Whitney Wright ha visitato il paese, ospitata come testimonianza vivente del fatto che l’Afghanistan non chiude le porte proprio a nessuno, nonostante i suoi rigidi codici morali domestici.

Una storia simile è quella che riguarda invece l’influencer somalo-americana Marian Abdi, meglio conosciuta online con il nome d’arte di Geenyada Madow, che l’estate scorsa ha compiuto un viaggio in solitaria attraverso l’Afghanistan proprio per dimostrare che una donna da sola potesse muoversi liberamente nella nazione degli studenti coranici. Abdi ha ricevuto molte critiche per il tono rilassato e divertito con cui ha raccontato la sua esperienza, documentata da decine di video e foto prese con le proprie guide Taliban o con i locali, venendo accusata di romanticizzare un regime brutale e repressivo.

Inizialmente il regime talebano si è dimostrato qualche difficoltà a superare le proprie diffidenze verso gli stranieri, soprattutto se occidentali: nel 2023 il turista-influencer britannico Miles Routledge, meglio noto sui social come Lord Miles, fu arrestato e trattenuto per diversi mesi prima di essere rilasciato.

Ma, nonostante questi inciampi, le autorità religiose afgane sembrano aver affinato le proprie capacità di accoglienza. Il numero di visitatori continua ad aumentare: secondo Jamal, circa 9.000 persone avrebbero visitato il paese l’anno scorso e altre 3.000 sarebbero entrate in Afghanistan per ragioni turistiche solo nei primi tre mesi del 2025, soprattutto dalla Cina.

L’arrivo del turismo in Afghanistan segna un altro successo della strategia di normalizzazione promossa dalle autorità talebane, che si aggiunge alla recente scelta della Russia di riconoscere i Talebani come il legittimo governo dell’Afghanistan.

Il ragionamento è semplice: dalla loro presa al potere gli Studenti coranici hanno rigato dritto, assumendo anzi una posizione di dura lotta tanto contro il narcotraffico quanto contro altre forme di terrorismo islamico più radicale, come l’Isis. Per potenze opportuniste, come la Russia o la Cina, riconoscere il dominio talebano è una mossa semplice per cercare di guadagnare influenza nella regione.

Ma anche per molti Stati europei, come la Germania, che hanno avviato trattative ufficiali con i Talebani – pur senza riconoscerli diplomaticamente – per poter effettuare i rimpatri dei cittadini afgani espulsi nell’ambito della recente stretta contro l’immigrazione. E intanto che il mondo va avanti, sul destino delle donne afgane cala un silenzio che sa di tacita complicità più che di dimenticanza.

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