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«Allenato per mezz’ora», Sinner rientra in campo contro Shelton

Jannik Sinner

Tutti appesi al gomito destro del campione. Ma dopo i dubbi di ieri, la partita del quarto di finale è in orario alle 15 (inglesi) sul Campo 1

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Tutti appesi al gomito destro di Jannik Sinner. «Hanno cancellato il campo» rivela alle 16,03 la gentilissima signora addetta alle prenotazioni dei campi e ai tubi di palle per l’allenamento. Alle 16 in punto la stampa italiana, numerosissima, presente all’Aeltc sede degli Championships si è presentata in massa al campo numero 1 di Orangi, i campi di allenamento riservati a giocatori e ai rispettivi staff.

La notizia era che Sinner si sarebbe allenato alle ore 16 sul campo 1, il più isolato, quello meno in vista in fondo a sinistra. Ma il campo è rimasto vuoto e hanno cominciato a fiorire le ipotesi: «La tac è andata male ma aspettano a dirlo fino a domattina», oppure «l’esame è andato bene ma tengono ancora le riserve», «si sta allenando da un’altra parte», la più quotata a Roehampton, la sede chiusa al pubblico della Federazione inglese e dove si giocano le qualificazioni, lontano da fan, giornalisti e il popolo degli Championships, tra cui centinaia di italiani, che affollano i vialetti dei Grounds e la Hill dietro il campo numero 1.

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Interpellato, il team del numero 1 del mondo fa sapere che «non ci saranno comunicazioni nel corso della giornata». Poi in serata è uscito un post di Darren Cahill: «Ci siamo allenati giusto mezz’ora per sentire la palla. Sta bene ed è stato bene in campo». Un post strano, in odore di fake ma tant’è… così vanno le cose.
Calma e sangue freddo. Gli ottavi di finale contro Grigor Dimitrov sono stati un imprevisto totale e una sequela di congiunture sbagliate. L’imprevisto è stato il livello di gioco del bulgaro che per due ore ha espresso un tennis di altissima qualità: servizio sulle righe, rovesci in back che non si alzavano da terra, dritto esplosivo che è un marchio di fabbrica di Dimitrov, discese a rete amministrate con talento e tocco. Nessuno si aspettava un Dimitrov così preformante.

Le congiunture sbagliate sono state molte: lo strappo alla spalla destra che ha costretto il numero 15 del mondo al ritiro quando era avanti due set a zero e due pari (nel frattempo avevano chiuso il tetto e acceso le luci); la caduta di Sinner nel primo game del primo set, Jannik ha perso ha perso aderenza negli appoggi, è caduto sul bacino e nel cadere ha fatto leva sul gomito; da quel momento l’azzurro ha iniziato a toccarsi il braccio e come ha spiegato poi in conferenza stampa, «sentivo delle fitte quando colpivo di dritto e quando servivo in kick». Tra le congiunture sbagliate anche l’erba e le luci: martedì è stata una giornata fredda, dieci gradi in meno, dimezzata l’umidità dal 75 al 45%, un po’ di vento, il combinato disposto di tutto questo ha fatto sì che il prato soprattutto del Campo 1 e del Centre Court, protetti dalle tribune, fossero molto scivolosi.

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Ne hanno parlato un po’ tutti: Djokovic, Shelton, lo stesso Sonego, tutti sono caduti anche più volte durante i matches. Se si mette insieme il fatto che Dimitrov ha fatto, finché ha potuto, la partita perfetta per far giocare male Sinner e che il numero 1 ha giocato almeno tutto il primo set con la paura di essersi fatto male, il risultato è quello che abbiamo visto: una brutta partita (di Sinner) che non sapremo mai come sarebbe andata a finire. Molti sostengono che il tetto chiuso e le luci forti (Sinner ha le lenti a contatto e l’imbrunire non è l’orario migliore per giocare) stavano già cambiando l’inerzia della partita. Ma non lo sapremo mai. Neppure Sinner e questo è un brutto tarlo nella sua testa.

Indiscrezioni tecniche tramite altri team, hanno tranquillizzato dicendo che «l’esame è andato bene». Aver cancellato l’allenamento pubblico ha a che fare con il suo bisogno di privacy. Per analizzare con calma anche l’andamento di un match, contro Dimitrov, da dimenticare ma anche da capire.

Vedremo stamani, dunque. Con pazienza. Sapendo che tutto è possibile: un ritiro, la sconfitta, la vittoria. Perché una cosa va chiarita presto e bene: Sinner non può diventare l’oppio dei popoli. Ieri mattina pareva che le condizioni del numero 1 del mondo fossero il primo problema di questo mondo che in ogni caso ha almeno un paio di conflitti da risolvere il prima possibile, il macigno dei dazi, l’inflazione che galoppa, un signore che si chiama Trump alla guida degli Stati Uniti che non è esattamente la persona più rassicurante.

Eppure, «come sta Sinner?». Siamo un paese che ha bisogno di eroi – e quindi “sfortunato” o “sventurato” come diceva Bertold Brecht – e capace di esaltare e buttare via l’oggetto della nostra esaltazione. Sinner è solo «un ragazzo che gioca bene a tennis» come ripete spesso. Può deluderci, talvolta, ma la delusione fa parte del rispetto e dell’affetto per un campione. Evitiamo di metterlo sull’altare e, nel caso perdesse, di metterlo a testa in giù. Tutto questo senza avere l’umiltà di provare a capire i meccanismi mentali di questo sport che è del diavolo e non per modo di dire.

Sinner può vincere ma anche perdere. Paolo Bertolucci faceva notare ieri che tutti i top player all’apice della carriera perdevano una media di dieci-dodici incontri all’anno. «Eppure – raccontava ieri sconsolato – sono stato attaccato in malo modo sui social perché in telecronaca l’altra sera osservavo che Dimitrov stava giocando meglio di Sinner. Che è la pura verità». Comunque stamani Sinner si allenerà alle ore 10. La partita contro Shelton è in orario intorno alle 15 (inglesi) sul Campo 1.

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