Gli emendamenti arrivati venerdì scorso (ultimo giorno utile) in Commissione Bilancio del Senato sono così tanti che a leggerli uno per uno sembra di sfogliare un libro dei sogni. 5.742 in totale, di cui oltre 1.600 della maggioranza e più di 3.830 dell’opposizione. Il senatore di FdI, Nicola Calandrini, che presiede la Commissione Bilancio, ha commentato la valanga di proposte di modifica alla legge finanziaria del 2026 come una testimonianza della volontà delle forze politiche di contribuire al miglioramento della manovra.
Dopodomani, però, tutti i gruppi dovranno selezionare un massimo di 414 emendamenti. Si tratta dei cosiddetti «segnalati», ovvero degli emendamenti da cui inizierà l’esame effettivo per il loro eventuale inserimento nella legge di bilancio, che potrà quindi cambiare, e anche di molto, rispetto ad ora. Ma è sul condono, con la proposta di FdI di riaprire la sanatoria edilizia, che si sta alzando il livello dello scontro.
L’emendamento, il cui primo firmatario è il senatore Antonio Iannone (FdI) riguarda gli immobili costruiti in Campania e mai regolarizzati. Iannone sostiene che la Regione, amministrata allora dalla Giunta di centrosinistra di Bassolino, commise un grave pasticcio discriminando i campani, che furono esclusi dalla terza sanatoria del 2003 (governo Berlusconi), pur avendo versato quanto previsto.
La proposta di FdI esclude le abitazioni sorte in aree vietate, ma fra una settimana la Campania va alle urne e le opposizioni urlano al «voto di scambio». Parla di un problema particolare che riguarda la Campania il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, a margine di un convegno elettorale a Napoli: «Il rischio di persone che rimangono in mezzo alla strada in Campania è più forte che altrove. Ce ne siamo occupati tante volte, bisogna quindi affrontare la questione. Vedere quali sono gli edifici a rischio e affrontare la situazione con serenità per prendere poi una decisione». Dello stesso tono le parole di Imma Vietri (FdI): «Quando il nostro candidato Edmondo Cirielli sarà eletto presidente, la Campania sarà la prima Regione d’Italia a recepire la norma, dopo vent’anni di ritardi e scelte sbagliate».
Dall’opposizione attacca il deputato Piero De Luca, che è anche il segretario del Pd campano: «Invece del piano casa da 15 miliardi promesso da Meloni, miracolosamente scomparso dopo gli annunci, arriva l’ennesimo condono acchiappa-voti. Manca solo che, per completare la campagna elettorale, propongano anche un set di pentole, un aspirapolvere e una bicicletta con cambio Shimano. Siamo oltre il ridicolo. La situazione è resa ancora più grottesca dalle clamorose contraddizioni nella maggioranza: Cirielli applaude il condono a scena aperta. Tajani prova a frenare con un imbarazzato “caso per caso”. Meloni tace, dopo aver giurato “mai più condoni”. A chi dobbiamo credere?», conclude De Luca.
Ieri, inoltre, l’appello lanciato dal Pontefice, in udienza con il mondo dello spettacolo, perché non siano tagliati in manovra i finanziamenti alla cultura e al cinema. «Alla luce del forte appello di Papa Leone XIV – afferma il deputato dem Matteo Orfini -, risuona ancora più grave l’atteggiamento del governo, che continua a confermare i tagli al Fondo Cinema nella legge di bilancio. A oggi, nonostante le ricostruzioni ottimistiche del ministro Giuli, non è cambiato nulla: i tagli in manovra restano al loro posto».
In realtà, secondo un retroscena, il ministro della Cultura Giuli aveva chiesto un travaso di fondi da portare nella legge di bilancio, ma avrebbe dovuto farlo entro l’inizio del mese. La mossa di Alessandro Giuli (FdI), quindi, è avvenuta fuori tempo massimo e il titolare dell’Economia Giorgetti (Lega) non ha ceduto. Nessuna certezza, quindi, sui tempi per eventuali modifiche al tax credit.
Intervenendo in collegamento con l’assemblea dell’Anci, riunitasi a Bologna, il ministro Giorgetti ha precisato: «Con la conclusione del Pnrr nel 2026 l’obiettivo è evitare il crollo improvviso della capacità degli investimenti degli enti locali. Per questo il piano strutturale di bilancio rappresenta uno strumento fondamentale per programmare la spesa pubblica, garantendo continuità agli investimenti. L’obiettivo è mantenere livelli di spesa ambiziosi in conto capitale, ma serve concretezza, con particolare attenzione per il sostegno dei piccoli Comuni».
Nel frattempo, il leader del M5s, da un comizio elettorale a Galatina, dice: «Proponiamo un pacchetto per recuperare le risorse buttate nei fallimentari centri in Albania per investirli direttamente per la sicurezza delle città, dove aumentano furti, scippi e rapine», attacca Giuseppe Conte.
Tra la pioggia di emendamenti depositati troviamo anche la tassa agevolata sulla rivalutazione volontaria dell’oro da investimento (monete e lingotti), l’aumento dell’Irap per le banche, nuove risorse per l’assunzione di infermieri (anche attraverso un Btp sanità per assumere il personale del Ssn), 6 mila assunzioni nelle forze dell’ordine, la stretta per i giganti del fast fashion a basso costo e persino il bonus tombe, ossia un’agevolazione al 36 per cento per ristrutturare i sepolcri.
E poi ancora, tra la mole sterminata di emendamenti da vagliare, la proposta di agevolazioni per i nonni che fanno spese per i nipoti (ad esempio per i libri), le richieste di fondi per le metro di Roma, Milano e Napoli, la cedolare secca del 15 per cento per gli affitti lunghi, l’Imu ridotta della metà sugli affitti a canone concordato, oppure l’estensione del canone concordato del 10% a tutta Italia. Ma di tutto questo che cosa resterà? Al momento torna solo in mente il refrain di canzone di Raf.









