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La Davis senza superbig: molte star verso il forfait

Mr Davis, you got a problem… Chissà se il signor Dwight Filley Davis, due volte finalista agli Us Open (1898- 1899) e tre volte vincitore nel doppio sta vedendo cosa succede quaggiù alla sua pregiatissima “Insalatiera”, ovvero la Coppa che porta il suo nome. Dopo 125 anni di vita la più importante competizione tennistica sente gli acciacchi del tempo. Soprattutto della febbre che da una ventina d’anni circonda il tennis, lo avviluppa e ne ha fatto una gigantesca macchina da soldi. Come il basket, il calcio e il golf.

I sintomi della malattia adesso sono avvertiti anche in Italia perché abbiamo ben due giocatori top ten e, dopo un’astinenza di ben 48 anni, abbiamo vinto la Coppa ben due volte. Consecutive. Così come la ragazze con la Billie Jean Cup. Un’ubriacatura generale che ha portato il movimento tennistico in Italia a un numero di tesserati e praticanti mai visto. Un movimento che pretende, ha sete di partite e trofei. Tanto che la Fitp facendo un grosso sforzo economico ha portato la Davis in Italia per i prossimi cinque anni.

Si comincia a Bologna martedì. L’anno prossimo chissà. Ora il problema è che Jannik Sinner ha dato forfait un mese fa. In realtà aveva preavvisato già lo scorso anno, dopo averla vinta per due anni consecutivi, «l’anno prossimo starò fermo un giro». Qualche polemica e poi, con freddezza e realismo, capitan Volandri e lo stesso Sinner hanno spiegato che abbiamo una tale e varia scelta di giocatori (cinque nei primi cinquanta e nove nei primi cento al mondo) che ci possiamo permettere di giocare «anche senza Sinner».

Il problema è che l’altra sera, salutando Torino, anche Lorenzo Musetti ha spiegato che non sarà con la squadra azzurra la prossima settimana: stanchezza fisica e mentale («mi sono svuotato e sfinito dopo otto settimane in giro per qualificarmi a Torino») e il secondo figlio in arrivo. L’altro giorno, nelle pause dei matches qui a Torino dove sono in corso le Nitto Atp Finals che quest’anno hanno eccezionalmente assegnato il podio del numero 1 del mondo del 2025 (Alcaraz) oltre che il titolo di Maestro dell’anno (e questo sarà deciso domenica tra Sinner e Alcaraz, sempre loro), un dissacratore simpatico come Paolo Bertolucci ha sentenziato: «La Davis è morta almeno trent’anni fa, hanno provato a resuscitarla ma questa formula della finale a 8 in un posto solo a fine anno…».

La Davis è morta? Certo che no, fascino e tradizione hanno la meglio, alla fine. Ma il tennis è cambiato. Il circuito è un polipo con mille tentacoli, la stagione inizia a gennaio e finisce a fine novembre, tornei tutte le settimane per soddisfare le esigenze di circa 500 giocatori con classifica Atp che spesso arrivano alla fine esausti. Nei fatti non ci sono regole e divieti e il tennis resta comunque uno sport individuale. «Siamo un mercato libero – spiegava ieri Andrea Gaudenzi, presidente dell’Atp – dove operano vari stakeholders: i giocatori prima di tutto, le tv, noi, l’Atp, ma anche i proprietari dei quattro Slam (i tornei più importanti, ndr), l’ITF (che organizza la Davis e la Billie Jean King Cup)».

Gaudenzi, che è stato top 20 negli anni Novanta, un’idea ce l’avrebbe: «Metterci tutti intorno allo stesso tavolo e decidere cosa sia meglio nell’interesse di tutti». Ma nessuno di questi portatori di interesse è disposto a rinunciare a un pezzetto del proprio territorio. Ogni anno, così, la domanda si rinnova: che fare con la Davis?

Sempre Gaudenzi: «Potremmo renderla biennale, come la maggior parte dei Mondiali di ogni sport». I giocatori amano giocare per il proprio Paese anche se non dà punti e pochi soldi. Amano la maglia. Ma l’attività individuale viene prima. Quest’anno il problema riguarda l’Italia. Ma altrettanti forfait negli anni sono arrivati da Nadal, Federer e lo stesso Djokovic. «Dovrebbe tornare a quello che era» ha detto ieri Sinner, «incontri durante l’anno e poi la finale in uno dei Paesi finalisti. Mi dite che senso ha se a in una capitale europea arrivano in finale Usa e Australia?».

A Bologna metteremo in campo il n.22 del mondo Flavio Cobolli, e poi Sonego e molto probabilmente Matteo Berrettini, tutti ragazzi che hanno una voglia matta di vincere per la maglia. Il doppio è quello che giocherà oggi a Torino la semifinale della Finals, “Bole &Wave”, Bolelli e Vavassori. Al primo turno, i quarti di finale, avremo l’Austria, partita affrontabile. Più difficile l’eventuale semifinale (vincente tra Belgio e Francia). Come si dice in campo, quindici su quindici, un punto alla volta.

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