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Trentini, un anno di prigionia in Venezuela. Madre: “Abbandonati dal governo, pazienza finita”

A un anno esatto dall’arresto di Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto in un carcere di Caracas con accuse mai chiarite, la madre Armanda Colusso ha rotto il silenzio imposto dal governo durante una conferenza stampa a Palazzo Marino, a Milano. «Fino ad agosto non c’è stato alcun contatto telefonico tra Roma e Caracas: questo dimostra quanto poco si siano spesi per mio figlio», ha denunciato la donna, visibilmente provata ma determinata. Trentini, coordinatore della ong francese Humanity and Inclusion, era stato fermato il 15 novembre 2024 mentre viaggiava da Caracas a Guasdualito per assistere persone con disabilità.

Dopo tre telefonate della premier Giorgia Meloni e due incontri con il sottosegretario Alfredo Mantovano, Colusso ha giudicato insufficiente l’impegno istituzionale: «Abbiamo rispettato il silenzio richiesto per non compromettere la sua posizione, ma la pazienza è finita». L’unico spiraglio, ha ammesso, è il contatto costante con l’inviato speciale Luigi Vignali, mentre un’interrogazione parlamentare è stata autorizzata solo di recente.

Il racconto della madre si è fatto straziante nel descrivere l’anno di assenza: notti insonni, il marito malato, l’impossibilità di immaginare le paure del figlio privato dei suoi affetti più cari. «Gli hanno tolto un anno di vita», ha ripetuto, mostrando l’ultimo messaggio ricevuto prima dell’arresto, un semplice augurio di buon onomastico.

Accanto alla famiglia, figure di spicco come Fabio Fazio, Gherardo Colombo, i genitori di Giulio Regeni e di Andrea Rocchelli, oltre alla presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, che ha rinnovato l’impegno dell’amministrazione milanese. L’avvocata Alessandra Ballerini ha chiesto al governo di trattare Trentini «come se fosse un figlio proprio», criticando il mancato riconoscimento delle elezioni venezuelane che ha irrigidito i rapporti con il governo del presidente Nicolas Maduro. Persino la canonizzazione di due santi venezuelani, lo scorso ottobre, con l’intervento personale del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, era sembrata un’occasione diplomatica sprecata. «Solo la pressione pubblica può smuovere qualcosa», ha concluso Ballerini, mentre Colusso affidava ai giornalisti l’ultima speranza di far arrivare la voce fino a Caracas.

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