La Casa Bianca ha mandato un messaggio chiaro: «Saremo lieti se anche l’Italia vorrà partecipare al Piano di acquisto di armi per Kiev, così come concordato». Solo che il governo italiano nicchia, prende tempo. Al momento non se ne parla di investire 150 milioni per mandare armi da guerra a Kiev tramite il Prioritized Ukraine Requirements List (Purl), armi Usa acquistate da gruppi di Paesi europei tramite la Nato.
E questo imbarazza il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che non è volato a Washington ed è stato costretto a ripiegare su Berlino dove ieri ha incontrato il collega tedesco, quello britannico, quello francese e quello polacco proprio per ragionare sulla difesa europea e su come implementare l’assistenza militare a Kiev.
Il Format E5 è importante qualificato ma qui è necessario parlare meno e agire in fretta. Gli attacchi, soprattutto notturni, di razzi e droni armati su Kiev e altri centri abitati hanno ormai frequenza quotidiana. Il ministro della Difesa si trova nel guado di un governo alle prese con una legge di bilancio votata all’austerity per cui è vietato parlare di armi quando le gente vorrebbe vedere più soldi in busta paga. Un governo dove giusto ieri il vicepremier Matteo Salvini ha detto di «non voler mandare ulteriori aiuti a Kiev perchè potrebbero aumentare la corruzione» alludendo all’inchiesta che riguarda l’esecutivo di Zelensky e alcuni suoi più stretti collaboratori.
Il tempismo di certe inchieste, tra l’altro, è un’arma perfetta della guerra ibrida di Mosca. La premier preferisce – forse è costretta – il silenzio. Dalla sua il ministro ha senza dubbio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che nel Consiglio supremo di difesa convocato per lunedì pomeriggio (accade due volte l’anno quando “se ne ravvisa la necessità”) ha messo all’ordine del giorno “l’esame dell’evoluzione dei conflitti in corso e la valutazione delle minacce ibride”.
Questioni su cui Crosetto sta cercando da mesi di avere la necessaria attenzione e di dare la giusta narrazione anche rispetto ad un’opinione pubblica che sembra lontana da questi problemi. Ieri il ministro ha risposto per le rime a Salvini. «L’Italia continuerà a fornire aiuti a Kiev – ha garantito ieri a Berlino – presto daremo oltre 100 milioni di aiuti civili, i gruppi elettrogeni necessari anche per sopravvivere al durissimo inverno; ed è in preparazione anche il 12esimo pacchetto di aiuti militari che illustrerò a giorni al Copasir».
Va detto che gli aiuti militari che l’Italia può dare hanno poco a che vedere, in quanto a capacità militare, con quelli del pacchetto Purl. A Kiev servono missili Patriot e Himars anche perchè i missili per Samp-T donati dall’Italia sono esauriti da mesi e non è previsto che l’Italia ne possa mandare altri.
In ogni caso, ha continuato il ministro, «dico a Salvini che non si deve giudicare un Paese per due corrotti esattamente come gli americani e gli inglesi sbarcati in Sicilia nel 1943 non giudicarono l’Italia per la presenza della mafia. Vennero ad aiutare gli italiani onesti. Esattamente quello che facciamo anche noi in Ucraina visto che i civili subiscono il 93% degli attacchi russi. E ci auguriamo che i delinquenti ucraini siano messi in galera, insieme ai russi possibilmente».
Mosca sta bombardando ospedali, case e cittadini. L’Ucraina non sta facendo altro che difendersi da un attacco assurdo e incomprensibile e “noi dobbiamo aumentare gli aiuti il più possibile”. Altro che indugiare. Concetti chiari, quasi scontati, che purtroppo è necessario ripetere di fronte al virus del disimpegno che scorre nell’opinione pubblica sollecitata in questo senso dalle destre europee nazionaliste e sovraniste che hanno in Salvini il loro uomo di punta in Italia e dagli strumenti della guerra ibrida di Mosca che alimenta la disinformazione.
Il titolare della Difesa sembra combattere in solitudine una battaglia tutta interna alla sua maggioranza, rispetto alle opposizioni che hanno idee poco chiare sul tema e ad un’opinione pubblica confusa. A cominciare dal tema della difesa europea: il Piano Ue Readiness 2030 ancora viene raccontato come come un aumento delle singole difese nazionali. Ma non è così.
«Dobbiamo unire le nostre forze per un’Europa della difesa – insiste il ministro – La crescita degli investimenti della difesa tedesca è una garanzia di sicurezza per l’Italia, idem per la Francia e la Polonia. Anche la crescita della difesa italiana è una garanzia per chi abita a Berlino. Questo significa essere Europa». Bisogna superare gli egoismi. Anche rispetto alla guerra ibrida «serve una risposta europea perchè gli attori ostili ibridi non sono solo uno o di un paese solo, ma sono diversi».
Un attacco cyber alle poste e alle banche può mettere in ginocchio il paese. Gli attacchi con i droni abbiamo già visto cosa possono combinare. Crosetto ha preparato un documento di 200 pagine sulla minaccia ibrida che consegnerà a Mattarella lunedì e poi anche ai gruppi parlamentari. C’è però un piccolo problema, tecnico-politico: il titolare della difesa vorrebbe coordinare il desk di questo nuovo scenario di sicurezza (ha pronto anche il ddl per il riordino della difesa con una specifica polizia dedicata alla minaccia cyber). Peccato che il sottosegretario Mantovano vorrebbe fare altrettanto.









