Oggi l’’incontro decisivo tra accordo e guerra. Hamas ammette: perso il controllo sull’80% di Gaza. Bibi vuole rilanciare il governo
ll premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto di aver candidato il presidente americano Donald Trump al Nobel per la pace. Durante la cena dei due leader alla Casa Bianca, Netanyahu ha consegnato a Trump una lettera da lui inviata al comitato per il premio. “Mentre parliamo sta forgiando la pace in un Paese, in una regione dopo l’altra”, ha detto il premier israeliano.
Hamas “vuole un cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza, secondo il presidente americano. “Vogliono incontrarsi e vogliono raggiungere” una tregua, ha detto Trump ai giornalisti alla Casa Bianca quando gli è stato chiesto se gli scontri con i soldati israeliani avrebbero fatto fallire i colloqui in corso a Doha.
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I tentativi di mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas non hanno finora prodotto alcun progresso anche dopo una serie di colloqui indiretti tenutisi lunedì mattina a Doha e nella notte, alle 00:30 ora italiana, iniziava l’incontro tra Trump e Netanyahu alla Casa Bianca.
Trump si mostra, come sempre, fiducioso che vi possa essere in questa settimana un’intesa con Hamas che ha perso almeno l’80% del controllo di Gaza. Il leader israeliano cerca copertura e credito dall’incontro con Trump. È arrivato alla Casa Bianca forte del successo militare contro l’Iran dopo la decisione di Trump di colpire i siti nucleari iraniani. Forte anche dell’ottenuto rinvio della data del suo processo.
In Israele ci sono grandi aspettative sul “cessate il fuoco” in vista dell’incontro. Hamas ha annunciato venerdì di aver presentato una sua risposta «positiva» all’ultima proposta del Qatar per un cessate il fuoco definitivo a Gaza col ritiro completo delle forze di difesa israeliane dalla Striscia per poterne riprendere il controllo perduto. Pur criticando la risposta di Hamas, il governo israeliano ha deciso, domenica, di inviare una delegazione a Doha per i colloqui.
L’incontro con Trump avviene su richiesta di Netanyahu per discutere non solo di un possibile accordo di cessate il fuoco, ma anche dello stato dei colloqui tra Stati Uniti e Siria, del coordinamento sul dossier Iran, dopo i congiunti attacchi contro i siti militari e nucleari della Repubblica islamica, di altre questioni di sicurezza e di rapporti commerciali.
L’incontro con Trump segna il terzo viaggio di Netanyahu alla Casa Bianca dal gennaio 2025. La visita di cinque giorni arriva due settimane dopo un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti tra Israele e Iran.
Intanto giovedì scorso il tribunale distrettuale di Gerusalemme ha accolto la richiesta di Netanyahu di rinviare la sua apparizione in tribunale prevista per questa settimana a causa della sua visita a Washington.
Rivolgendosi al suo governo, martedì, Netanyahu ha affermato che, oltre all’incontro con Trump, prevedeva di parlare con il vicepresidente J.D. Vance, con il segretario di Stato Marco Rubio, con il segretario alla Difesa Pete Hegseth, con l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente Steve Witkoff e con il segretario al Tesoro Scott Bessent. L’intenzione del primo ministro israeliano è di avere un incontro anche con diversi leader del Congresso.
Sebbene Netanyahu non ne abbia parlato, è probabile che incontrerà anche i leader della comunità ebraica americana, come ha già fatto in occasione delle sue precedenti visite a Washington. Secondo il sito Ynet, sebbene sia previsto il suo ritorno in Israele giovedì, Netanyahu potrebbe prolungare la sua permanenza negli Stati Uniti e rientrare dopo lo Shabbat ebraico.
Il premier israeliano ha chiesto l’incontro con Trump dopo gli attacchi statunitensi del 22 giugno contro i siti nucleari iraniani di Fordow, Isfahan e Natanz e il conseguente accordo di cessate il fuoco. L’occasione permetterà a Netanyahu di rafforzare la cooperazione tra Stati Uniti e Israele nel contenimento dell’Iran e della distruzione del programma di arricchimento dell’uranio. Un obiettivo, questo, a lungo perseguito da Gerusalemme.