La guida abruzzese Marco Di Marcello invia ancora segnali di vita. Confermate le morti di Paolo Cocco, Stefano Farronato e Alessandro Caputo
Sono ore di angoscia per i familiari dei cinque italiani ancora dispersi in Nepal dopo le valanghe e le tempeste di neve che hanno colpito la regione himalayana, causando almeno nove vittime, tra cui cinque connazionali.
Tra i dispersi c’è la guida abruzzese Marco Di Marcello, 37 anni, impegnato nella scalata del Dolma Khang, una vetta di 6.300 metri al confine settentrionale del Paese.
“Siamo convinti che Marco sia vivo e che stia cercando di farsi trovare”, racconta il fratello Gianni da Villa Zaccheo, frazione di Castellalto (Teramo).
Il rilevatore satellitare che Di Marcello porta con sé continua a trasmettere segnali, indicando spostamenti a breve distanza: un indizio che l’alpinista potrebbe essersi rifugiato in una cavità o in un riparo di fortuna, in attesa dei soccorsi.
Mentre le ricerche proseguono senza sosta nella zona del Dolma Khang e dello Yalung Ri, familiari e amici dei dispersi continuano a credere in un lieto fine. “Marco è forte, ce la farà”, ripete il fratello Gianni. La Farnesina segue l’evoluzione minuto per minuto, in contatto con le autorità nepalesi e i team di soccorso sul posto.
Le vittime italiane
La Farnesina conferma la morte di tre italiani: Paolo Cocco, fotografo e alpinista abruzzese, Stefano Farronato e Alessandro Caputo, dispersi da giorni sul monte Panbari. Cocco è stato ritrovato senza vita al Dolma Khang, come ha annunciato il sindaco di Fara San Martino, Antonio Tavani.
Nel frattempo, i soccorritori nepalesi hanno tratto in salvo diversi alpinisti stranieri. Le ricerche proseguono anche con l’aiuto del Console generale d’Italia a Calcutta, Riccardo Dalla Costa, giunto a Kathmandu per coordinare le operazioni. Dall’Himalayan Times arrivano le testimonianze di sherpa e piloti che denunciano ritardi di oltre 8 ore nell’autorizzazione ai voli di soccorso, dovuti alla complessa catena di permessi governativi.
“La valanga è avvenuta alle 9 del mattino, ma il via libera al volo è arrivato quasi otto ore dopo”, racconta la guida Pasang Kidar.
Le associazioni alpinistiche nepalesi chiedono ora procedure di soccorso più rapide per evitare nuove tragedie: “Servono procedure di soccorso rapide – ha dichiarato Phur Gyalje, presidente della Nepal Mountaineering Association – per evitare che la burocrazia costi altre vite”.

I cinque italiani del Makalu stanno bene
Diversa la situazione per il gruppo di cinque italiani sul Makalu, la quinta montagna più alta del mondo (8.485 metri), di cui si erano temporaneamente perse le tracce. Secondo quanto riferito da Daniele Tonani, titolare della Focus Himalaya Travel di Milano, “i nostri clienti sono al sicuro, si trovano in marcia e non hanno avuto problemi particolari”.
Il gruppo, originario della zona del lago di Como, sta compiendo un trekking tra i 3.500 e i 4.600 metri, accompagnato da una guida e quattro portatori. Il maltempo li ha toccati solo in parte, e la mancanza di comunicazioni è dovuta all’assenza di segnale telefonico prevista dal programma.
“Domani 6 novembre dovrebbero tornare in un’area coperta dalla rete e contattare le famiglie”, ha precisato Tonani.










