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Antisemitismo, Luzzatto Voghera: «La sinistra non vuole vedere»

Gadi Luzzatto Voghera,

Il direttore del Centro di documentazione ebraica di Milano accusa: «Nelle università italiane cresce l’odio antiebraico e la sinistra non vuole vedere il problema»

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«Il caso di Emanuele Fiano all’ateneo di Ca’ Foscari ce l’aspettavamo. È soltanto l’ultimo di una serie di episodi che si sono verificati nelle università italiane, europee e mondiali. Una commissione dell’Ihra, l’International Holocaust Remembrance Alliance, organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 per promuovere l’educazione, la ricerca e il ricordo dell’Olocausto di cui l’Italia fa parte dal 2000, in uno dei suoi recenti monitoraggi sugli episodi di antisemitismo, ha denunciato la riemersione di questi episodi nel mondo universitario. Sono accaduti casi simili a Torino e altri ne accadono regolarmente».

A commentare l’aggressione squadrista di martedì scorso ad opera di un gruppo di giovani militanti filopalestinesi nell’università di Venezia contro l’ex deputato del Pd è Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione centro di documentazione ebraica di Milano. Luzzatto ha insegnato storia contemporanea e storia degli ebrei proprio alla Ca’ Foscari ed è autore, tra l’altro, di un volume dal titolo Antisemitismo a sinistra, pubblicato nell’ormai lontano 2007.

Possibile che nessun responsabile dell’ateneo sia riuscito a impedire questa azione violenta?

«Facile pensare che arriva la digos e tutto finisce lì. Ma l’intervento della polizia in queste situazioni non viene mai visto bene. Esiste anche un codice etico che riguarda i docenti e regolamenta diverse fattispecie, dalla violenza di genere alla libertà di opinione, prevedendo sanzioni importanti: ma non viene mai fatto rispettare. Ma in questo caso c’è di più».

Che cosa?

«La rettrice di Ca’ Foscari, Tiziana Lippiello, ha detto che non metterà in atto nessuna azione disciplinare contro le persone che hanno condotto l’aggressione. E che non c’è nessuna relazione tra l’episodio di ieri e la decisione dell’ateneo di interrompere le relazioni con le università israeliane. Mostra così che questi fatti avvengono sulla base della medesima pressione ideologica. È la stessa rettrice che ha dato il via a queste forme di boicottaggio di Israele. La verità è che il corpo docente approva ciò che i ragazzi che hanno condotto l’azione affermano».

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Quindi gli aggressori hanno agito in un contesto sempre più favorevole…

«Sì, un contesto che approva una lotta che si dice “contro il sionismo” ma che si trasforma in una aggressione contro lo stato di Israele e contro tutti gli ebrei».

I militanti pro-Pal dicono di non essere antisemiti ma antisionisti.

«È un’ambiguità lessicale. Nell’interpretazione ormai diffusa, sionismo è diventato sinonimo di imperialismo occidentale che sfrutta le masse arabe con la depredazione delle terre dei palestinesi. Insomma, una forma di colonialismo. Ma il sionismo è un’altra cosa: l’ideologia fondata da Theodor Herzl. Proprio in questi giorni a Gerusalemme si sta svolgendo il 39° congresso sionistico mondiale: vi aderisce chi si riconosce nell’ideologia del sionismo. Tema dell’appuntamento: il rafforzamento della terra di Israele come luogo di realizzazione nazionale del popolo ebraico. È una specie di parlamentino dove siedono progressisti, moderati e fondamentalisti. Alcune componenti del mondo ebraico non sono d’accordo con loro. Fiano è un socialista che, come il sottoscritto, partecipa alla costruzione di uno stato egualitario ebraico. I ragazzi che hanno impedito a Fiano di parlare ritengono che i sionisti non devono stare nell’università. Questo è antisemitismo».

Ecco, lo spieghi bene…

«Per questi ragazzi lo stato d’Israele non dovrebbe esistere: lo dicono apertamente. Il 25 aprile scorso, nel ghetto di Venezia, alcuni giovani militanti pro-Pal hanno inneggiato ai missili su Tel Aviv: evidente l’intento di cancellare lo stato di Israele e, se possibile, anche gli ebrei».

In un suo post su Facebook ha ricordato un evento del 1967.

«Ho postato la foto di una manifestazione di cittadini che, alla vigilia guerra dei Sei giorni, nel ghetto di Venezia, protestavano contro il leader egiziano Nasser che minacciava una guerra di sterminio e di eliminazione dello stato di Israele mentre l’Onu ritirava le truppe di interposizione. Quella solidarietà agli ebrei di Venezia oggi sarebbe impensabile».

Fiano accusa gli aggressori di “fascismo”. Ma non avevano falce e martello?

«Fiano ha detto “siete fascisti” perché sono state utilizzate modalità di violenza fasciste. Ma la sua affermazione stride proprio perché quelli girano con falce e martello. In molti casi, in effetti, il comunismo ha impedito la libertà di parola. Io stesso sono stato iscritto al partito comunista italiano che però non declinava certo la sua politica impedendo agli altri di parlare. Questa cosa non fa parte della mia cultura politica né di quella di Fiano. Ovviamente Ignazio La Russa ne ha approfittato. Ma se la sinistra non riesce a difendere la libertà di opinione significa che si trova in una situazione fallimentare. Non riesce più a orientarsi».

C’è una rimozione dell’antisemitismo a sinistra?

«Certo che sì, l’ho scritto venti anni fa e lo dico adesso. La risposta a sinistra è: adesso non è questa la priorità. Si evita il discorso totalmente. A proposito del gruppo che ha aggredito Fiano si dice che la sigla non è rappresentativa: ma quella sigla usa gli stessi simboli e le stesse retoriche di una parte della sinistra italiana. Che però non vuole vedere il problema».

Elly Schlein ha dichiarato in una breve agenzia: “Molto grave aver impedito di farlo parlare”. Ma non ha speso una parola sulla contraddizione politica…

«Certo che no. Ma questo perché Schlein è d’accordo con loro. In fondo ha marciato con masse di cittadini italiani che hanno espresso solidarietà ai palestinesi – la cui sorte è deprecabile e da condannare – ma lo ha fatto sotto quelle parole d’ordine antisioniste e antisemite. Depreca l’attacco alla libertà di parola all’università, ma sostanzialmente è d’accordo con quei ragazzi. Lo si deduce anche dagli atti dei membri del partito democratico. La corrente dei riformisti del Pd su questo tema darà battaglia perché è evidente che c’è una contraddizione nei democratici su questo tema».

Possiamo dunque riaffermare che “dal fiume al mare” e “genocidio” sono espressioni strumentalizzate per negare l’esistenza dello stato di Israele?

«Certo, ma sono usate anche dalle frange di estrema destra. Pensare di liberare un territorio da una popolazione come quella palestinese, dicendo che tanto potrebbero andare altrove, o come quella ebraica, che neanche avrebbe dove andare, è un’idea che si può risolvere solo con la pulizia etnica. Sono tutti episodi da condannare sia quando sono rivolti contro gli ebrei sia quando sono rivolti contro i palestinesi».

Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, ha espresso solidarietà a Fiano. Ma è lo stesso che il 25 aprile marginalizza la Brigata ebraica, protagonista della Resistenza, mentre accoglie gli eredi del nazionalismo arabo: in quegli anni il gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini, una delle più alte autorità dell’Islam sunnita, era alleato e amico di Hitler.

«Anche per Pagliarulo la libertà di parola va difesa, ma sotto sotto è d’accordo con quei militanti pro-Pal. Quei gruppi palestinesi mostrano l’equivoco di fondo del terzomondismo tipico della sinistra di questo paese basato sull’idea che i movimenti di liberazione nazionale siano movimenti progressisti. È un equivoco. Se analizziamo le loro retoriche e le loro alleanze con i movimenti panislamici, i “giovani palestinesi” italiani mostrano di essere dei componenti della fratellanza musulmana che non è altro che un gruppo fascio-islamista. Lo stesso leader egiziano Al-Sisi li ha fatti fuori con un colpo di stato militare per salvare gli egiziani da un movimento che si basa sulla manipolazione del verbo religioso. Quelle masse di giovani sono infiltrate da questa gente. Se l’Anpi o altri soggetti non capiscono questo generano antisemitismo».

Tornando al Pd, non sembra che l’antisemitismo lo caratterizzasse alle origini. Che cosa è cambiato nel frattempo?

«È cambiato molto: questa segreteria spinge in tal senso. Ma l’antisemitismo è una presenza trasversale nella cultura italiana, compresa quella della Chiesa. Perché non dovrebbe trovare seguaci anche nel Pd? Il 10-15% di italiani si dichiara antisemita e alcuni sarebbero disposti a usare la violenza contro gli ebrei. Ma il Pd non è capace di dire che ha il problema in casa. I laburisti, viceversa, hanno fatto una commissione apposita. Un atto di grande coraggio politico che ha contribuito a portarli al governo. Con Jeremy Corbyn non avrebbero potuto governare».

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