La Dia ha arrestato l’ex prefetto Filippo Piritore: è accusato di aver depistato le indagini facendo sparire un guanto chiave
La Direzione investigativa antimafia ha notificato la misura degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario della Squadra mobile di Palermo ed ex prefetto.
Lo ha reso noto la Procura di Palermo, che indaga sull’ex dirigente per presunto depistaggio delle indagini sull’omicidio dell’ex presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, ucciso nel 1980.
Secondo gli inquirenti, Piritore avrebbe fornito dichiarazioni false ai pm a proposito di un guanto ritrovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer e poi sparito nel nulla. Il reperto, mai repertato né sequestrato, era considerato un elemento cruciale per risalire agli autori dell’omicidio.
Sentito come testimone nel settembre 2024, Piritore aveva raccontato di aver affidato il guanto a un agente della polizia scientifica, Di Natale, affinché lo consegnasse al magistrato Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare dell’indagine.
Grasso, secondo la versione di Piritore, avrebbe poi disposto di restituire il reperto al gabinetto regionale di polizia scientifica, e Piritore lo avrebbe quindi consegnato, con relativa attestazione, a un altro funzionario, Lauricella, per gli accertamenti tecnici. Tuttavia, secondo la Procura di Palermo, quel racconto è «del tutto privo di riscontro e illogico», anche perché all’epoca non risultava in servizio alcun agente con quel nome.

Inoltre, la ricostruzione contrasterebbe con le testimonianze dei protagonisti della vicenda e con le prassi di repertamento allora in uso.
«Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, – contestano i pm – ne fece disperdere ogni traccia, inducendo la Polizia scientifica a consegnarglielo e sottraendolo al regolare repertamento».
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, si inserisce nel più ampio filone di indagini sul delitto di Piersanti Mattarella, un caso che per la carica della vittima continua ad avere un «evidente interesse pubblico e istituzionale».









