Il presidente Usa: “Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se accadesse”. Vance: “strano e sciocco”l voto della Knesset sull’annessione
Israele non annetterà la Cisgiordania “perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi”. Lo ha dichiarato Donald Trump in un’intervista al Time, precisando che un’annessione comporterebbe la perdita “di tutto il sostegno degli Stati Uniti”.
Le parole del vicepresidente Vance
Anche il vicepresidente americano J.D. Vance ha confermato che “la politica di Trump è che la Cisgiordania non sarà annessa da Israele”. Vance ha definito “strano e sciocco” il voto della Knesset sull’annessione e, da Tel Aviv, ha detto di sentirsi “piuttosto bene” riguardo al cessate il fuoco a Gaza dopo i colloqui con il premier Benjamin Netanyahu.
LEGGI Time dedica la cover a Trump: «Brutta. Mi hanno cancellato i capelli»
L’avvertimento di Marco Rubio
Il segretario di Stato Marco Rubio ha messo in guardia Israele dal procedere con l’annessione, affermando che “le misure adottate dal Parlamento e la violenza dei coloni minacciano l’accordo di pace a Gaza”. Rubio ha ricordato che “non è qualcosa che possiamo sostenere in questo momento”, a pochi giorni dall’approvazione dell’accordo di cessate il fuoco voluto da Trump.
LEGGI Tutti gli uomini del presidente per Gaza. Vance: «Violenze non fermano la tregua»
Lo stop di Netanyahu
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato al governo di sospendere ogni avanzamento dei progetti di legge per l’annessione parziale o totale della Cisgiordania, dopo il voto preliminare alla Knesset e il conseguente stop arrivato da Washington.
La condanna della Turchia
La Turchia ha condannato la votazione preliminare della Knesset definendola “una provocazione illegale”. In una nota, il ministero degli Esteri di Ankara ha dichiarato che “il passo compiuto dal Parlamento israeliano verso l’annessione della Cisgiordania occupata, in violazione del diritto internazionale, è nullo e privo di valore”. La Turchia ha inoltre avvertito che il provvedimento “minaccia la fragile stabilità della regione”, ribadendo il proprio sostegno alla soluzione dei due Stati secondo i confini del 1967 e opponendosi a “fatti compiuti illeciti di Israele in Cisgiordania”.