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Manovra, testo bollinato: ritocchi sulle banche e gli affitti brevi

La cedolare secca sulle locazioni resta al 21% solo per chi non usa le piattaforme La rottamazione vale 9 miliardi

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La Ragioneria generale dello Stato ha bollinato la legge di bilancio per il 2026 che dovrà ora essere inviata alla presidenza della Repubblica per la firma del capo dello Stato e poi alle Camere. Le bozze circolate avevano riservato sorprese, poco gradite, agli stessi ministri che avevano dato il loro ok al provvedimento illustrato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in Consiglio dei ministri. Il testo definitivo mette nero su bianco soluzioni di compromesso per le questioni più controverse, come l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi che non hanno tuttavia cancellato i malumori: la resa dei conti è rinviata all’Aula, alla battaglia degli emendamenti.

Meloni: «Fiera del risultato»

Giorgia Meloni rivendica il risultato, di cui dà merito al titolare del Mef. «Sono fiera del fatto che in questi tre anni questo governo, avendo poche risorse a disposizione, ha stabilito una strategia e l’ha perseguita senza tentennamenti – ha detto parlando alla Camera in sede di replica alle sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue – Abbiamo scelte delle priorità: famiglia, potere d’acquisto, salari, sanità, sostegno alle imprese che assumono. In ogni legge di bilancio abbiamo aggiunto un pezzetto». La premier non ha risparmiato stoccate ai Cinque Stelle, cui ha imputato «i profitti collezionati dalle banche attenuti grazie ai crediti fiscali del superbonus e la famosa potenza di fuoco con la quale – ha sottolineato – avete consentito, con una garanzia dello Stato italiano, che gli istituti di credito rinegoziassero prestiti che avevano già dato alle famiglie e alle imprese». Un affondo anche per le sinistre di fronte cui ha “sventolato” la detassazione degli aumenti contrattuali, una «innovazione», ha sostenuto, «che dovrebbe essere abbastanza cara alla sinistra».

Tassa sugli affitti, il ritocco c’è ma non si vede

L’opposizione ha annunciato battaglia in Parlamento, dove anche i partiti di maggioranza proveranno a spuntare modifiche o la cancellazione delle norme oggetto di una rumorosa “moral suasion” sul titolare del Mef, che non ha sortito l’effetto desiderato. Come la disciplina per gli affitti brevi contro cui si sono scagliate Forza Italia e la Lega. La nuova versione, affidata al testo bollinato, conserva il contestato aumento della cedolare al 26%, l’aliquota resta al 21% solo a condizione che l’immobile non sia affittato tramite portali telematici o intermediari immobiliari. Giorgetti ha spiegato la ratio del provvedimento durante il question time alla Camera: «Uno degli elementi che in questi ultimi anni hanno contribuito a crescere la difficoltà a trovare alloggi, soprattutto nelle grandi città, è il risultato di incremento dei casi di affitti brevi, soprattutto a fini turistici». Secondo la relazione tecnica delle Ragioneria, il 90% degli immobili assoggettati finora alla cedolare secca del 21% continuerà «ad avvalersi delle piattaforme per esigenze di semplificazione e rapidità delle transazioni», pertanto la rimodulazione della norma porterà a regime un incasso pari «a circa 102,4 milioni di euro su base annua a partire dal 2028». Le associazioni di categorie sono insorte, Forza Italia ha annunciato la richiesta di abrogare in toto l’articolo, per Fratelli d’Italia si troverà una soluzione in Parlamento. «Verrà cancellata», ha assicurato Matteo Salvini.

Scende a 10 miliardi il conto per le banche

C’è un ritocco anche per il contributo chiesto alle banche, su cui si sono scontrate Forza Italia, contraria a una nuova tassazione sugli istituti di credito, e la Lega che punta ad attenere un altro miliardo durante l’iter parlamentare. Il conto finale dovrebbe attestarsi ora sui 10 miliardi in tre anni, poco più leggero rispetto agli 11 previsti dal Dpb, ma restano tutte le principali misure stabilite dal governo, fra cui l’avversato e definitivo aumento dell’Irap. Giorgetti ha rivendicato l’opportunità delle misure che, tra banche e assicurazioni, nel 2026 dovrebbero portare nelle casse dello Stato 4 miliardi: «Convergono verso un obiettivo unitario: assicurare un contributo volto al progressivo risanamento dei conti pubblici da parte di un settore che ha beneficiato» sia delle misure varate dal governo, «come il Fondo di garanzia delle Pmi», che «del migliorato rating sovrano italiano, con importanti riflessi sulla solidità e la redditività del sistema». I proventi contribuiranno anche al finanziamento di interventi per la sanità, le famiglie, e i meno abbienti, ha spiegato.

Taglio Irpef per 13,6 milioni di contribuenti

Il ministro ha poi misurato i benefici delle misure fiscali introdotte dal governo: «Sono state redistribuite risorse per 8,1 miliardi nel 2023, 16,3 nel 2024, 18 a partire dal 2025. In questa stessa ottica, la legge di bilancio per il 2026 proseguirà nella riduzione del prelievo fiscale sulle famiglie, estendendo i benefici ai contribuenti a redditi medi». Il taglio dell’Irpef di due punti riguarderà 13,6 milioni di persone, con un beneficio medio di 210 euro. Il minore incasso per lo Stato vale 2,9 miliardi.

Quanto alle pensioni, per le minime, ha spiegato Giorgetti, «l’intervento riguarda i pensionati in condizioni di disagio effettivo e non solo i pensionati con più di 70 anni» e «circa 1,1 milioni beneficiari. L’incremento è pari a 20 euro mensili rispetto alla normativa vigente. Rispetto all’anno 2025, escludendo l’adeguamento all’inflazione, è pari a 12 euro mensili».

La rottamazione vale 9 miliardi

La relazione tecnica dà conto dell’incasso atteso dalla rottamazione, 9 miliardi nel periodo 2026-2036, e conferma le modalità previste nella bozza: si potrà pagare in unica soluzione entro il 31 luglio del prossimo anno, oppure in 54 rate bimestrali di pari importo: la prima rata a luglio 2026, l’ultima il 31 maggio 2035. Nel caso di pagamento rateale si applicano interessi del 4% annuo e si prevede anche un pagamento minimo di 100 euro per le singole rate. Tra i ritocchi figura anche il ridimensionamento della sforbiciata al Fondo per il cinema e l’audiovisivo scende a 150 milioni nel 2026, rispetto ai 190 previsti, e a 200 milioni nel 2027, anziché 240.

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