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Gaza al collasso, l’Oms: «Contagio malattie infettive inimmaginabile»

Nella Striscia carenza di strutture mediche e ritardi negli aiuti provocano un aumento dei casi di diffusione di malattie infettive

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La situazione sanitaria nella Striscia di Gaza è sempre più vicina al collasso. A sostenerlo è l’Organizzazione mondiale della sanità, la quale ha lanciato un nuovo allarme: le malattie infettive si starebbero infatti diffondendo senza alcun controllo nella Striscia anche a causa del fatto che, dopo due anni di guerra, solo 13 dei 36 ospedali risultano anche solo parzialmente operativi.

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«Che si tratti di meningite, diarrea o malattie respiratorie, stiamo parlando di una quantità di lavoro immensa», ha dichiarato Hanan Balkhy, direttrice regionale dell’Oms, in un’intervista rilasciata all’Afp. La fragile tregua tra Israele e Hamas ha alimentato speranze di un afflusso massiccio di aiuti umanitari, ma, secondo la responsabile dell’agenzia Onu per la sanità, le difficoltà restano «inimmaginabili» e le operazioni procedono a rilento anche dopo l’entrata in vigore della tregua tra Hamas e Israele. L’Organizzazione continua a fornire aiuti ma la diffusione rimane limitata anche a causa delle difficoltà logistiche riscontrate sul campo.

Aiuti: troppo pochi e troppo a rilento

«Serve più carburante per far entrare i rifornimenti a Gaza, servono più cibo, attrezzature mediche, farmaci, medici e personale sanitario», ha aggiunto Balkhy, riprendendo gli appelli della comunità internazionale a Israele perché consenta l’ingresso di aiuti su vasta scala e non solo entro quote limitate.

I dati dell’Oms indicano che a Gaza City, la più importante tra le città della Striscia, solo otto strutture sanitarie sono ancora in funzione, e tutte in modo parziale a causa dei danni subiti durante la guerra. Quelle rimaste aperte soffrono una drammatica carenza di personale, molti dei quali sono a loro volta vittime della fame e dei bombardamenti.

Il problema delle strutture distrutte

Per Balkhy, il problema non è solo ricostruire: «Bisogna chiedersi quante di queste strutture siano ancora recuperabili e quante invece dovranno essere ricostruite da zero». Un’impresa che richiederà «miliardi di dollari e decenni di lavoro», dopo che il sistema sanitario locale è stato di fatto «smantellato».

Secondo i dati delle Nazioni Unite dall’inizio del conflitto nella Striscia le strutture mediche di Gaza hanno subito oltre 800 attacchi da parte dell’aviazione e delle forze di terra israeliane. «Resta ben poco del sistema sanitario», ha denunciato la funzionaria. «Ci sono bambini nati in questi due anni che, presumibilmente, non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino».

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Le stime Onu parlano di quasi 42 mila persone con ferite permanenti, un quarto delle quali sono bambini. Un bilancio che mostra come, oltre alla devastazione materiale, a Gaza si stia consumando anche una catastrofe sanitaria senza precedenti e che sarà molto difficile da gestire anche a fronte di un nuovo sforzo per far arrivare sufficienti aiuti alla popolazione.

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