I socialisti non votano la sfiducia al Lecornu bis, ma Macron deve rinunciare alla sua riforma delle pensioni
La crisi sventata
Giornata di tensione politica in Francia (di nuovo), ma con un esito che allontana per ora lo spettro della crisi istituzionale. Il primo ministro Sébastien Lecornu ha ottenuto il sostegno decisivo del Partito socialista, che in serata ha annunciato che «non voterà a favore di una mozione di sfiducia» contro il governo. La decisione, comunicata dal deputato Laurent Baumel all’emittente Bfmtv e confermata dal capogruppo Boris Vallaud, assicura al premier una maggioranza risicata ma sufficiente per superare l’appuntamento parlamentare più delicato dall’insediamento del suo esecutivo. La mossa dei socialisti è arrivata dopo un’intera giornata di concitati balletti politici all’Assemblea nazionale, dove Lecornu ha presentato il suo discorso di politica generale.
L’obiettivo era duplice: ottenere la fiducia e allo stesso tempo scongiurare un nuovo scontro istituzionale con l’Eliseo. Il presidente Emmanuel Macron, infatti, aveva avvertito in mattinata che «le mozioni di censura presentate sono mozioni di scioglimento e devono essere considerate come tali», lasciando intendere la possibilità di sciogliere il parlamento in caso di voto contrario al governo. Durante il primo consiglio dei ministri del nuovo esecutivo, tenutosi nella mattinata di ieri, Macron ha ribadito ai suoi ministri che la priorità è «la stabilità istituzionale» e la ricerca di «compromessi» tra le forze politiche. La portavoce del governo, Maud Bregeon, ha spiegato che il presidente considera «le mozioni di sfiducia come mozioni di dissoluzione» e che il governo «non può permettersi nuove turbolenze in un momento in cui il Paese ha bisogno di bilanci affidabili e di coesione sociale». Nel suo intervento all’Assemblea, Lecornu ha annunciato la sospensione della riforma delle pensioni approvata nel 2023, che innalzava l’età pensionabile da 62 a 64 anni. «Nessun aumento dell’età Pensionabile avrà luogo da oggi fino al gennaio 2028». La misura, dal costo stimato di 400 milioni di euro nel 2026 e 1,8 miliardi nel 2027, sarà compensata «da risparmi e da un rafforzamento della lotta contro le frodi». Il premier ha presentato la sua come una «discontinuità necessaria», aggiungendo di aver promesso a Macron un governo «di missione e non di durata», con il compito di consegnare entro tre mesi «un bilancio serio e affidabile».
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La manovra
La manovra finanziaria in discussione prevede tagli per circa 30 miliardi di euro, meno dei 44 miliardi annunciati dal precedente premier François Bayrou, e un obiettivo di riduzione del deficit pubblico al 4,7% del Pil nel 2026.
«Non sarò il primo ministro che avrà fatto crollare i conti pubblici», ha dichiarato Lecornu. Elemento di rilievo, il premier ha assicurato che non farà ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, che consente al governo di far approvare leggi senza voto parlamentare. «Rinunciando all’articolo 49.3, non vi è più alcun pretesto per una mozione di sfiducia preventiva», ha detto, sottolineando di voler «lavorare solo con l’Assemblea nazionale e il senato».
Il gesto distensivo e la sospensione della riforma hanno aperto una breccia tra le opposizioni. Il Partito comunista ha parlato di «una prima vittoria», mentre i Verdi, attraverso la capogruppo Cyrielle Chatelain, hanno confermato che voteranno «per censurare il governo Lecornu II», giudicando insufficienti le concessioni. Più cauti i Repubblicani, con il capogruppo Laurent Wauquiez che ha definito «un errore» l’adozione delle richieste socialiste ma ha annunciato che i suoi deputati «non censureranno a priori il governo».
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Il ruolo dei socialisti
Il vero ago della bilancia restava il Partito socialista, con i suoi 69 seggi. Dopo ore di riunione, il gruppo ha deciso di non sostenere le mozioni di censura presentate da La France Insoumise e dal Rassemblement National. In aula, Vallaud ha parlato di «una scommessa rischiosa», spiegando che «noi abbiamo una sola bussola, l’interesse del Paese e dei francesi. La scelta ci costa, ma soltanto il futuro ci saprà dire se avremo avuto ragione oppure no». Allo stesso tempo, ha avvertito l’esecutivo: «Siamo capaci di fare compromessi, ma anche di rovesciare un governo». Il voto di fiducia dovrebbe quindi confermare la tenuta dell’esecutivo, anche se con margini molto ridotti. Secondo le stime circolate nel pomeriggio, Lecornu potrà contare su una maggioranza di circa venti voti. «Questa Assemblea non è mai stata così rappresentativa del popolo francese», ha ricordato il premier nel suo intervento conclusivo, invitando i deputati a «valorizzare ciò che è possibile fare insieme, al di là delle differenze tra scuole di pensiero». Macron, da parte sua, ha insistito sulla necessità di «restaurare la fiducia nella politica» e ha esortato i partiti a evitare «il tumulto che stanca i francesi». Per ora, la mossa di Lecornu sembra aver centrato l’obiettivo: evitare lo scioglimento dell’Assemblea e guadagnare tempo in vista della definizione della legge di bilancio. Ma la sua sopravvivenza politica dipenderà dalla capacità di mantenere l’equilibrio tra le promesse di rigore contabile e le concessioni sociali sbandierate in faccia alla sinistra.