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Israele-Hamas: scambiate liste di ostaggi e prigionieri

Secondo fonti: “L’ottimismo prevale tra tutte le parti”. Witkoff e Kushner arrivati a Sharm el Sheikh per il terzo giorno di negoziati


Le negoziazioni in Egitto per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza entrano nel terzo giorno, dopo progressi definiti “incoraggianti” dalle parti. Israele e Hamas si sono scambiati le liste dei prigionieri da rilasciare, ha riferito all’Afp un leader del movimento islamista, parlando di un clima in cui “prevale l’ottimismo tra tutte le parti” coinvolte nei colloqui su Gaza.

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Secondo i media egiziani e statunitensi, Steve Witkoff e Jared Kushner si trovano a Sharm el Sheikh, in Egitto, per prendere parte ai negoziati indiretti. L’inviato e genero dell’ex presidente americano Donald Trump sono considerati gli artefici del piano in 20 punti dell’ex Casa Bianca, che prevede – tra le altre condizioni – un ritiro graduale di Israele dalla Striscia di Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti da Hamas entro 72 ore dall’inizio della tregua.

Il Wall Street Journal scrive che Hamas chiede il rilascio dei corpi dei fratelli Yahya e Muhammad Sinwar, uccisi da Israele, insieme a quelli di altri militanti e prigionieri palestinesi – sia vivi che deceduti – in cambio dei 48 ostaggi ancora tenuti dai gruppi armati a Gaza. La notizia, rilanciata anche dal Times of Israel, ricorda che una richiesta simile era già stata respinta in precedenza da Israele.

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha dichiarato all’emittente saudita Al-Arabiya che servono “forti garanzie internazionali scritte” per assicurare che Israele rispetti i propri impegni. Il Qatar, ha aggiunto, vuole garantire che i negoziati in corso in Egitto – riguardanti il ritorno degli ostaggi, il rilascio dei prigionieri palestinesi e una pausa nei combattimenti – portino a un ritiro israeliano da Gaza, a un maggiore afflusso di aiuti umanitari e alla fine definitiva della guerra.

Al-Ansari ha inoltre precisato che il piano Trump attualmente discusso esclude esplicitamente lo sfollamento dei residenti di Gaza e la ripresa dei discorsi di annessione o occupazione. Ha confermato che le parti hanno concordato su 20 principi, ma – ha avvertito – “il diavolo si nasconde nei dettagli”. Il primo ministro del Qatar, Mohammed Abdulrahman Al Thani, è atteso oggi in Egitto per partecipare ai colloqui indiretti.

Nel frattempo, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno effettuato all’alba un’irruzione nel campo profughi di Al-Arroub, nel governatorato di Hebron. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, i militari hanno arrestato decine di persone, le hanno ammanettate e bendate, quindi interrogate sul posto dopo aver trasformato il Centro Sociale Giovanile di Al-Arroub in un improvvisato centro di interrogatori. In seguito gli arrestati sarebbero stati rilasciati. Durante l’operazione, i soldati avrebbero sparato colpi veri contro i fedeli che uscivano dalla preghiera dell’alba, senza provocare feriti.

A causa dell’incursione, il direttore dell’Istruzione di Hebron Nord, Bassam Jabr, ha annunciato che le lezioni saranno sospese fino a giovedì nelle scuole del campo, compresa la Scuola Agraria di Al-Arroub e la Scuola Sheikh di Al-Arroub.

Hamas ha chiesto ieri garanzie che Israele ponga fine alla guerra su Gaza e ritiri completamente le proprie truppe dal territorio palestinese come parte del piano di pace in 20 punti proposto dal presidente statunitense Donald Trump, aprendo però ad alcune richieste israeliane.

Il dirigente di Hamas Fawzi Barhoum ha confermato che la delegazione del movimento sta chiedendo “la fine della guerra e il completo ritiro dell’esercito di occupazione da Gaza”. Tuttavia, il piano di Trump resta vago sui tempi di un eventuale ritiro israeliano, legandolo alla liberazione dei 48 ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas, dei quali solo 20 sarebbero vivi.

Secondo quanto riferito da un funzionario di Hamas ad Al Jazeera, la liberazione dei prigionieri potrebbe avvenire per fasi, in parallelo con il progressivo ritiro delle forze israeliane. Martedì le discussioni si sarebbero concentrate sul calendario di rilascio degli ostaggi e sulle mappe di ritiro delle truppe. Hamas, ha precisato la fonte, pretende che la liberazione dell’ultimo ostaggio coincida con il ritiro totale dell’esercito israeliano.

Khalil al-Hayya, capo negoziatore del gruppo, ha dichiarato all’emittente egiziana Al Qahera News che Hamas “non si fida dell’occupazione, neppure per un secondo”, chiedendo “garanzie reali” che la guerra non riprenda dopo un accordo. Al-Hayya ha inoltre accusato Israele di aver violato due precedenti cessate il fuoco.

Dal canto suo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nel discorso per l’anniversario dell’attacco del 7 ottobre 2023, ha definito il conflitto con Hamas “una guerra per la nostra stessa esistenza e il nostro futuro”. Pur persistendo profonde divergenze, le trattative attuali rappresentano il segnale più concreto di possibile progresso verso una tregua stabile, con entrambe le parti che hanno accolto vari elementi del piano proposto dagli Stati Uniti.

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha affermato che i mediatori – Qatar, Egitto e Turchia – stanno “mantenendo flessibilità” e continuano a “sviluppare nuove formulazioni” man mano che i colloqui procedono.

Al-Ansari ha annunciato che il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, parteciperà oggi a nuovi incontri al Cairo insieme ai rappresentanti statunitensi Steve Witkoff e Jared Kushner. “La sua partecipazione conferma la determinazione dei mediatori a raggiungere un accordo che ponga fine alla guerra”, ha dichiarato.

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