Rispetto ad aprile l’Istat ha rilevato 80mila unità in più (+0,3%). Premiati uomini, donne, dipendenti permanenti, autonomi e i 50enni
Non è un mercato del lavoro per giovani. L’occupazione cresce in Italia, ma non per tutti e per gli under 30 il posto è ancora un miraggio. A maggio, secondo gli ultimi dati Istat, si è registrato un aumento degli occupati (sia su base mensile che tendenziale) che hanno raggiunto quota 24 milioni e 301mila. A trainare la crescita i dipendenti permanenti (16 milioni e 420mila) e gli autonomi (5 milioni 223mila), in flessione invece quelli a tempo determinato.
Rispetto ad aprile l’Istat ha rilevato 80mila unità in più (+0,3%) e a essere premiati sono stati uomini, donne, dipendenti permanenti, autonomi e coloro che hanno almeno 50 anni d’età. Il tasso di occupazione è così salito al 62,9%.
In rialzo anche il numero di chi è a caccia di un’occupazione (+7,1%). I più penalizzati sono i giovani per i quali il tasso di disoccupazione ha segnato +1,7% raggiungendo il 21,6%. Tra aprile e maggio, infatti, per i 15-34enni si è ridotta l’occupazione, la disoccupazione è salita nella classe tra 35 e 49 anni, mentre è rimasta stabile nella fascia tra 50 e 64 anni. Stesso scenario su base annua: meno posti per i 15-24enni, situazione stabile per i 25-34enni e incremento nelle altre classi di età. Il tasso di disoccupazione è cresciuto tra gli under 50. Le opportunità di lavoro sono più numerose dunque per chi ha i capelli bianchi. L’esercito degli ultracinquantenni ha toccato infatti quota 10 milioni e 187mila, il doppio se paragonato a gennaio dello scorso anno.
L’andamento positivo del mercato del lavoro si riscontra anche nel trimestre marzo-maggio sul precedente con 93mila lavoratori in più. Rispetto a maggio 2024 sono entrate 408mila nuove unità (+1,7%).
Nell’ultimo anno l’Istat ha segnalato anche un incremento di chi cerca lavoro e una contrazione degli inattivi. Non ci sono invece discriminazioni di genere, anzi nell’anno è aumentata la disoccupazione per gli uomini (+0,2%) ed è invece calata per le donne (-0,4%). Un aspetto positivo poi è che la crescita si associa al lavoro stabile: +2,4% per i dipendenti a tempo indeterminato, +3,5% per gli autonomi e -5,5% per le posizioni a tempo.
Al di là delle valutazioni specifiche per l’occupazione la strada è decisamente in discesa. Su X la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso tutto il suo compiacimento per il quadro illustrato dall’Istat: “ancora buone notizie sul fronte occupazione. I dati confermano una crescita costante del numero di persone al lavoro – e dei contratti stabili – che ci porta ai livelli più alti da quando esistono le rilevazioni. Un segnale chiaro: l’Italia sta cambiando passo. Sappiamo che la strada è ancora lunga, ma continueremo a investire con determinazione su lavoro, impresa e crescita. Per costruire una nazione sempre più solida, produttiva e giusta”.
Soddisfatto il ministro del Lavoro, Marina Calderone: «Cresce l’occupazione a tempo indeterminato, con altri 80.000 posti di lavoro in più, diminuiscono i contratti a termine, calano al minimo storico gli inattivi, anche tra giovani e donne. Si tratta – ha sottolineato il ministro – di trend ormai consolidati, che confermano la direzione presa dal governo: le nostre politiche incentivano il lavoro, in particolare quello stabile e il nostro obiettivo è accompagnare sempre di più giovani e donne nel mondo del lavoro».
Per il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, «l’economia italiana conferma un percorso di crescita solido, sostenuto in particolare dagli investimenti e dall’attuazione del Pnrr. L’occupazione continua a rafforzarsi, con oltre 140.000 nuovi occupati nel primo trimestre dell’anno e un tasso di disoccupazione sceso intorno al 6%».
In linea la valutazione del segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli, che ha “letto” la leggera crescita dei disoccupati come un segnale «di un mercato più dinamico in cui più persone si rimettono attivamente in cerca di lavoro». Secondo la Cisl però la fragilità del sistema è legata a un aumento di occupazione concentrata in settori «a basso valore aggiunto e a bassa produttività, con effetti negativi sulle retribuzioni e sulla qualità del lavoro». Così come il segretario della Cisl ha acceso i riflettori sulla questione dei giovani e delle donne. Positivo il commento della Confcommercio che ha evidenziato a maggio una vitalità del mercato del lavoro molto superiore alle aspettative. Per l’organizzazione del commercio è la conferma di «un trend di crescita quasi ininterrotto partito circa quattro anni fa. Il numero di occupati è ai massimi di sempre, sebbene le statistiche disponibili abbiamo origine dal 2004».
Neppure Confcommercio è preoccupata per il rialzo dei disoccupati anche nel trimestre febbraio-aprile, perché «questo è da valutare senza particolari allarmi visto che dipende principalmente dal ritorno sul mercato di una parte degli inattivi che, anche per la particolarità di aprile, caratterizzato da molte festività, potevano aver sospeso l’attività di ricerca di una occupazione». Ma l’Ufficio studi dell’associazione ha comunque messo in luce alcune criticità, tra queste la partecipazione ancora bassa delle donne al mercato del lavoro.
Tutti concordi dunque nell’esaltare le performance dell’Italia e anche Eurostat ha confermato l’andamento migliore per il nostro Paese rispetto ai partner Ue. Per quanto riguarda la disoccupazione, infatti, è vero che quella italiana è cresciuta al 6,5% (6,3% la media dell’eurozona), ma se si esclude la Germania (3,7%), gli altri partner hanno fatto peggio con un tasso di disoccupazione del 10,8% in Spagna e del 7,1% in Francia.