Home / Mondo / Il colonnello Stirpe: «Hamas rifiuterà l’accordo»

Il colonnello Stirpe: «Hamas rifiuterà l’accordo»

L’esperto di intelligence militare sul piano di pace proposto da Trump e Netanyahu: «Uguale ai precedenti: anche Biden l’aveva fatto»

di

«Il piano di pace per Gaza non è diverso da quelli precedenti: anche Joe Biden aveva fatto una proposta simile. Oggi però cambiano le condizioni. L’atteggiamento duro di Trump, inaccettabile in Europa, in Medio Oriente funziona». A parlare è Orio Giorgio Stirpe, colonnello della riserva dell’esercito italiano in congedo e analista militare. «Dopo la dimostrazione di forza contro l’Iran – spiega – c’è stato il bombardamento di Doha: qualcosa che somiglia in qualche modo a una minaccia mafiosa o a un atto di bullismo. I sauditi non hanno fatto nulla per impedirlo. È un messaggio all’emiro Tamim Al Thani: ne avevano abbastanza dell’appoggio del Qatar ad Hamas».

LEGGI Ore di attesa, Hamas verso il no a Trump. Tutti i dubbi sulla pace

Quindi l’idea che sia stato un passo falso di Israele è sbagliata?

«L’ipotesi uno è che Trump e Netanyahu fossero d’accordo e che poi hanno fatto un po’ di scena. Può anche darsi che Netanyahu abbia preso un’iniziativa autonoma giocando di sorpresa per spingere Trump a testare la reazione dell’emiro. Ma il risultato è lo stesso. Il Qatar ha abbassato le orecchie».

Poi sono arrivate le scuse del premier israeliano…

«Sarebbe ingenuo prenderle per sincere: sono un prezzo politico per raggiungere l’accordo di pace».

Un ordine esecutivo emesso lunedì dalla Casa Bianca dichiara che Washington riterrà «qualsiasi attacco armato al territorio, alla sovranità o alle infrastrutture del Qatar» come «una minaccia alla pace e alla sicurezza degli Stati Uniti». Una copertura militare che sembra fatta apposta per garantire l’adesione di Al Thani al piano di Trump…

Orio Giorgio Stirpe, colonnello della riserva dell’esercito italiano

«Assomiglia molto a una protezione mafiosa: ti sottometto e ti garantisco protezione. Non abbiamo ancora risolto il problema perché credo che Hamas non accetterà l’accordo, ma il risultato vero è aver separato il Qatar da Hamas. Adesso, con la protezione americana, il Qatar dovrà stare molto attento».

Come capiremo se farà sul serio?

«Bisognerà osservare i servizi di Al Jazeera. Da quelle trasmissioni tv dedurremo la sottomissione del Qatar alla volontà americana e saudita. Se subirà il taglio dei finanziamenti finora ricevuti e la limitazione della sua potenza mediatica, Hamas sarà molto meno capace».

L’accordo sul piano mostra che gli Usa sono ancora la superpotenza da cui dipende il destino del Medio Oriente?

«In Medio Oriente non si può fare nulla senza l’iniziativa americana. Si può fare solo confusione, ma non si può costruire nulla. C’è un motivo pratico per questo: a differenza degli europei che hanno una loro difesa, gli armamenti di Israele e degli stati arabi sono esclusivamente americani. Questi paesi dipendono dagli Usa per la difesa e la stabilità dei loro regimi: se Washington smette di passare i pezzi di ricambio, si ritrovano in tempi brevi senza forze armate. Non potrebbero rivolgersi alla Russia, che ha ben altri problemi in questo momento, né all’Europa, che deve fabbricare armi per se stessa».

Anche Netanyahu ha ceduto, accettando il piano.

«Israele non sa come chiudere il conflitto, non ha nessuna prospettiva. Non esiste soluzione militare a Gaza, né le forze armate israeliane possono restare mobilitate in eterno. La proposta americana è un buon modo per uscire dal conflitto e dall’isolamento diplomatico. Una forza araba sotto comando americano a Israele va bene».

C’è ancora spazio per una soluzione militare a Gaza?

«No. La soluzione militare ha senso se esiste un nemico da sconfiggere, ma sul piano militare il nemico non c’è più. Hamas non è più in grado di lanciare razzi e non ha più organizzazione politica. Esistono solo miliziani sparpagliati e nascosti nella popolazione, ma sono terroristi isolati. L’avversario di Israele è una porzione della popolazione, ma non si può combattere contro la popolazione con l’esercito. Né puoi restare lì come bersaglio. Inoltre, più “danni collaterali” fai, più generi militanti terroristi. Eliminato il braccio armato non serve più combattere. Siamo in una situazione di “overkill”: continui a uccidere chi è già morto».

I media americani e israeliani sostengono che la grande maggioranza della popolazione palestinese è d’accordo con il piano…

«Ma a Gaza ci sono due milioni di persone. Se anche soltanto il 10% supporta Hamas parliamo di 200 mila persone: ancora tanti e capaci di alimentare una guerriglia endemica. Neanche in Irlanda erano tutti terroristi quando combatteva l’Ira».

La grande novità dell’accordo è la disponibilità dei paesi arabi: finora non avevano mostrato alcun interesse per la sorte dei palestinesi…

«È vero, è una grande novità. Ed è vero che ai paesi arabi non importa niente dei palestinesi almeno dal 1973: il presidente egiziano Sadat non volle Gaza. La Giordania si è liberata dei palestinesi nel 1970, all’epoca di Settembre nero. Il motivo? Larga parte della popolazione palestinese è radicalizzata: nessun paese arabo vuole una popolazione ospite disposta ad alimentare il terrorismo in casa propria. Inoltre, il tasso di crescita demografica del popolo palestinese è superiore a quello medio degli altri paesi del Medio Oriente: nessun paese accetterebbe questa presenza in casa».

Per la prima volta gli arabi sono disponibili all’uso della forza e all’impiego di proprie truppe per esercitare il controllo del territorio a Gaza.

«È una novità enorme, ma vediamo se lo fanno per davvero. È l’effetto della pressione brutale di Trump, così come della sua disponibilità a far parte di questa forza. Finora gli Usa lo avevano escluso».

Intende dire che Trump manderebbe soldati americani?

«Trump non vuole mandare marines ma contractors, ovvero cittadini americani non militari reclutati da agenzie private pagate dal governo statunitense. Farebbero il lavoro sporco per la strada, mentre gli amministratori americani, blindati da qualche parte, prendono le decisioni».

Il più grande punto interrogativo resta Hamas, organizzazione terroristica che molti in Italia ritengono rappresentante della resistenza…

«Hamas è un movimento integralista che fa parte della Fratellanza musulmana ed è un nemico dell’Autorità nazionale della Palestina. Hamas è lo sconfitto: non esiste più sul piano militare, ma resiste su quello politico. Il popolo di Gaza si dovrebbe esprimere attraverso libere elezioni organizzate da una istituzione internazionale come l’Onu, ma, per farlo, questa dovrebbe mandare delle forze armate. Gli unici che si sono offerti di farlo, adesso, sono gli Usa e i paesi arabi. Si spera che organizzino prima o poi delle libere elezioni».

Hamas resta il convitato di pietra di questo accordo. Lei è sicuro che lo rifiuterà: perché?

«Perché mai dovrebbe accettarlo? I dirigenti politici chiedono salvezza per se stessi, ma ai militanti non importa di morire. Il bene della popolazione civile di Gaza sarebbe un buon motivo per accettare il piano ma ad Hamas non importa nulla delle vittime palestinesi. Anzi, ha più volte dichiarato di volere più morti civili possibili per raggiungere gli obiettivi politici. I terroristi hanno ottenuto ciò che volevano: hanno costretto Israele a fare un enorme numero di civili morti, così oggi il mondo considera Israele criminale proprio come Hamas. Per Hamas il piano è un diktat, ma più dura il conflitto meglio sarà raggiunto l’obiettivo».

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

EDICOLA