Il vertice è informale e per avere decisioni operative occorrerà aspettare il Consiglio “vero”, quello di fine ottobre. Ma a Copenhagen tra oggi e domani i capi di Stato e di governo dei 27 hanno in agenda decisioni che possono segnare un “prima” e un “dopo” nella storia dell’Unione europea: la prima volta di un “muro” di difesa europea, si comincia da uno scudo anti-droni; la prima volta, anche, in cui si affronta seriamente la possibilità di decidere senza avere l’unanimità. Due “rivoluzioni” necessarie e non più rinviabili.
Cominciamo dal tema dell’allargamento, cioè dell’ingresso di nuovi soci nel club della Ue. Si tratta di una di quelle decisioni per cui i Trattati prevedono il voto unanime. Basta un paese contrario e l’aspirante nuovo socio, ora come ora Ucraina e Moldavia, restano fuori. Il presidente Costa in questi mesi ha lavorato, viaggiando di cancelleria in cancelleria, sul modo di bypassare il muro dell’unanimità tra i 27 che in questi anni ha cosi tanto rallentato l’azione della Commissione. Costa ha così rilanciato l’idea di modificare il quadro negoziale per consentire l’apertura dei capitoli di adesione a maggioranza qualificata per evitare il veto ungherese e talvolta anche slovacco. Alla fine resta sempre l’obbligo dell’unanimità.
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Ma intanto sarebbe un importante e rassicurante passo in avanti e un segnale anche a Putin di una nuova capacità operativa dell’Unione. Si tratta di un’ipotesi che richiede il consenso di tutti. Se Costa e Von der Leyen hanno deciso di provare a forzare la mano contro le regola dell’unanimità per garantire sostengo politico e finanziario e militare all’Ucraina significa che hanno trovato disponibilità e aperture. Nel dettaglio si tratta di passare al voto a maggioranza qualificata per aprire i capitoli negoziali del “processo di adesione” (che sono il secondo step, dopo i Criteri di adesione).
In questo modo, a maggioranza qualificata, si uscirebbe dallo stallo. E’ chiaro che la metodologia dell’allargamento non sarebbe modificata, l’unanimità sarebbe comunque necessaria per chiudere i capitoli negoziali. La Commissione ritiene che tutti i “capitoli” possano essere aperti entro la fine dell’anno tanto per l’Ucraina quanto per la Moldavia. Sarebbe, per entrambe, un incoraggiamento politico a proseguire sulla strada delle riforme. Zelensky ha più volte ricordato come “la prospettiva dell’adesione sia fondamentale per il morale dei soldati al fronte e dei cittadini costretti a vivere sotto l’incubo delle bombe. Inoltre, se il criterio per l’allargamento è il merito, non può essere il veto di un solo paese a bloccarlo.
Esplorare la strada del voto a maggioranza su questo e altri dossier è anche la strada indicata da Mario Draghi nei suoi ripetuti appelli alla Commissione per «agire e farlo in fretta» contro la sfiducia e «l’inazione che minacciano la competitività e la sovranità dell’Unione europea».
Analogo ragionamento – ovvero procedere per maggioranze qualificate più che si può – riguarda anche un altro dossier all’ordine del giorno del Consiglio europeo che coinvolge sempre l’Ucraina. Ursula von der Leyen infatti ha inviato un documento alle capitali per prorogare le sanzioni imposte alla Russia, sanzioni che permettono, tra le altre cose, di tenere bloccati i fondi russi. La novità è che il cancelliere Merz ha di recente aperto alla possibilità di confiscare gli «attivi sovrani russi».
«Per garantire che le sanzioni non vengano revocate – si legge nel documento della Commissione – si dovrebbe riconoscere che sono soddisfatte le condizioni di cui all’articolo 31 paragrafo 2 del trattato per l’utilizzo del voto a maggioranza qualificata per la proroga delle sanzioni. Questo ridurrebbe significativamente i rischi derivanti dalle garanzie e renderebbe altamente improbabile che le garanzie vengano escusse contro la volontà dei garanti». Il documento parla della necessità di «un accordo politico ad alto livello da parte di tutti o della maggior parte dei Capi di Stato o di Governo».
E’ un consiglio informale quello di oggi e domani a Copenaghen ma con un ordine del giorno molto ricco. Del resto il quadro generale è in continua evoluzione e da Bruxelles si attendono risposte e novità. E’ sul tavolo il 19 ° pacchetto di sanzioni contro la Russia e anche qui Ungheria e Slovacchia sono l’ostacolo all’abbandono delle fonti fossili russe («Basta con l’acquisto di petrolio russo», è l’ennesimo ultimatum di Trump). E poi c’è il dossier Difesa. Il vertice si svolge in piena emergenza droni, con i cieli del nord Europa blindati e il sistema di difesa aerea Nato in allerta.
La Commissione europea presenterà le proposte per rafforzare le capacità difensive dell’Ue. «In stretta collaborazione con la Nato, abbiamo bisogno di capacità interoperabili. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale aumentare gli appalti congiunti», ha spiegato von der Leyen. «E’ necessario agire subito» per i progetti come “Guardia del fianco orientale”. Ed è necessaria – ha aggiunto – «Una risposta forte e unitaria alle incursioni dei droni russi ai nostri confini e quindi ci saranno azioni immediate per creare il muro anti-droni come parte del dispositivo militare chiamato Guardia del fianco orientale». Vedremo con quante e quali risposte positive si concluderà la due giorni di Copenaghen.