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Flotilla, coordinatore tunisino lascia la missione: «Ci sono esponenti Lgbt»


Sulla Global Sumud Flotilla, diretta a Gaza, sono emerse nuove tensioni che hanno coinvolto in particolare il contingente magrebino. La polemica è esplosa dopo che alcuni partecipanti hanno contestato la presenza a bordo di esponenti della comunità Lgbt, in particolare dell’attivista Saif Ayadi, che si definisce «queer».

Secondo quanto riportato da Le Courrier de l’Atlas, Khaled Boujemâa, coordinatore della delegazione, ha lasciato la missione denunciando di essere stato ingannato: «Ci hanno mentito sull’identità di alcuni partecipanti in prima linea, accuso gli organizzatori di avercelo nascosto». Il video di Boujemâa, indirizzato a Wael Navar – membro del comitato direttivo della Flotilla e considerato vicino a Hamas – è stato diffuso sui social, alimentando ulteriormente le polemiche.

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Il punto centrale del dissenso riguarda la sovrapposizione tra la lotta per Gaza e quella per i diritti Lgbt. Una convergenza che, secondo alcuni, rischia di indebolire la missione. «L’orientamento sessuale è una questione privata – ha affermato l’attivista Mariem Meftah – ma essere un’attivista queer significa toccare valori che la nostra società non può accettare. Non permetterò che mio figlio venga esposto a simili influenze. Non perdonerò chi ci ha messo in questa situazione».

Le dichiarazioni hanno amplificato il dibattito interno, già segnato da tensioni tra diverse anime del progetto. La Flotilla, nata per portare solidarietà alla popolazione di Gaza e rompere simbolicamente l’assedio, si trova ora al centro di un confronto acceso su identità, valori e strategie di mobilitazione. Una frattura che rischia di minare la coesione di un’iniziativa costruita per unire, e che invece si scontra con divergenze culturali e politiche difficili da ricomporre.

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