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Salvini: “Non manderemo i nostri figli a combattere in Ucraina”

“Una mozione in tutti i Comuni che ricordi che l’Italia è contro la guerra e che non manderemo mai i nostri figli a combattere in Ucraina e in Russia. Non siamo in guerra contro nessuno”. Matteo Salvini dal palco del raduno della Lega a Pontida si rivolge agli amministratori locali del Carroccio e torna a chiedere la pace sulla scorta del messaggio di Papa Leone XIV. E non solo. Il leader del partito di via Bellerio, che cita Umberto Bossi e Silvio Berlusconi, dà l’appuntamento per “sabato 14 febbraio. Tutti insieme protagonisti – annuncia – della più grande manifestazione che si ricordi in difesa dei valori, dei diritti, dei confini e della libertà occidentale con le proprie famiglie e con gli amici”.

La tradizionale manifestazione leghista sul pratone, non gremitissimo come in passato, dove spuntano anche una bandiera di Israele, lo striscione ‘Free Bolsonaro’ e altri come ‘Orgogliosi di essere leghista’ e a favore dell’autonomia, è caratterizzata anche dal ricordo di Charlie Kirk, l’attivista vicino a Donald Trump ucciso nei giorni scorsi nello Utah.Salvini all’inizio del suo discorso di chiusura della giornata chiede “un minuto non di silenzio ma di applauso” per il 31enne dipinto come un bersaglio e ammazzato a fucilate, che lascia una moglie e due bambini”.

I temi cari al Carroccio, dall’autonomia alla sicurezza e alla difesa dei confini, ricorrono spesso negli interventi che si alternano sul palco. Il pratone, dove non mancano le magliette verdi e le bandiere con il Sole delle Alpi, accoglie con un’ovazione Roberto Vannacci. Alla sua prima Pontida con i galloni da vicesegretario, il generale cita ‘Il giuramento di Pontida’ di Giovanni Berchet e attacca: “Lo straniero non è fuori dai confini, è già tra di noi, ci ha già invaso, molto di frequente stupra, ruba, rapina e vuole imporre la propria cultura. Noi ci siamo stancati, non vogliamo regalare più nulla a nessuno. Per questi signori che non rispettano le nostre leggi c’è solo un futuro: si chiama remigrazione. Ci chiamano estremisti e ce ne freghiamo. ‘Il giuramento di Pontida’ come gli eroi della Decima Mas andrebbero insegnati nelle scuole”.

Dal canto suo, Salvini chiede di “tornare a blindare i confini”, ricorda il processo Open Arms e dichiara: “Io non ho paura. La Cassazione deciderà se bisogna ricominciare daccapo. La difesa della patria è sacro dovere di ogni cittadino”. Non le mandano a dire neanche Santiago Abascal e Jordan Bardella. Il leader di Vox, in un videomessaggio, rimarca: “L’islamismo non può avere alcun rifugio in Europa. Coloro che vengono a imporre la loro religione e maltrattano le donne devono andarsene. C’è una grande maggioranza di europei di buonsenso che condivide queste idee e siamo sempre di più. Molti partiti ingannano i cittadini”. E poi il presidente del Rassemblement National pone l’accento sul fatto che “i Patrioti si stanno risvegliando in tutta Europa. Abbiamo formato il terzo gruppo più grande all’Europarlamento, e questo è solo l’inizio. Ma le minacce sono tante, mai la nostra civiltà è stata così fragile”.

Ma risuona forte e chiaro anche il messaggio lanciato da Giancarlo Giorgetti, che ricorda al popolo leghista: “C’è il cuore che batte qui” con “radici che possono sopravvivere soltanto se abbiamo presente i valori che ci sono stati insegnati su questo palco. C’è un capo e ci vuole rispetto per la gerarchia altrimenti finiremo come tutti gli altri”. Ed ecco, quindi, il capitolo autonomia. A dicembre saranno firmate le intese tra governo e le Regioni richiedenti come Lombardia e Veneto, annuncia il ministro Roberto Calderoli. “Il bicchiere è oggi mezzo pieno, a dicembre 2025 sarebbe stato pieno. La sinistra, che non riesce a batterti alle urne e in Parlamento, usa armi non convenzionali e ha messo in mezzo anche la Corte costituzionale”. E Luca Zaia, governatore del Veneto, dice a chiare lettere: “La Costituzione è chiara. Diamo questa autonomia a chi la chiede l’autonomia, caro governo”. Poi il ‘Doge’, che fa srotolare anche quest’anno un bandierone con il Leone di San Marco, scuote gli alleati del centrodestra: “Il nostro candidato è Alberto Stefani, poi capiremo cosa deciderà il tavolo. Se il candidato sarà della Lega, sarà Stefani. Se non sarà della Lega, sarà un problema”.

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