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Macron sente Putin dopo tre anni: due ore di colloquio. Poi chiama Zelensky

Il presidente francese cerca una strada per una tregua sul fronte ucraino. Affrontato anche il tema Medio Oriente

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Macron e Putin a colloquio ieri al telefono per due ore dopo tre anni di silenzio. Al centro della conversazione, la guerra in Ucraina e il nucleare iraniano. La notizia vera, ovviamente, è che il presidente russo e quello francese tornano a parlarsi. Molti dubbi, invece, sugli effetti concreti del colloquio.

Il punto che conferma la profonda distanza tra i due resta l’Ucraina. Secondo il comunicato diffuso dal Cremlino e rilanciato dall’agenzia russa Ria Novosti, Vladimir Putin «ha ricordato che il conflitto è una conseguenza diretta delle politiche degli Stati occidentali, che per molti anni hanno ignorato gli interessi di sicurezza della Russia, hanno creato una roccaforte anti-russa in Ucraina, hanno tollerato le violazioni dei diritti dei residenti di lingua russa e ora stanno perseguendo una politica di prolungamento delle operazioni militari, alimentando il regime di Kiev con varie armi moderne».

È il solito disco rotto che il despota russo fa suonare fin dall’inizio della guerra: tutta colpa dell’Occidente. Lo stesso disco che la propaganda putiniana fa risuonare in Italia attraverso i suoi organi di disinformazione e non pochi talk show televisivi. Un sistematico rovesciamento della realtà che rimuove i fatti: il referendum del 1991 con il quale gli ucraini hanno votato per la loro indipendenza, la violazione da parte di Mosca del Memorandum di Budapest, che prevedeva il rispetto della sovranità di Kiev, le rivolte del 2014 con le quali la popolazione ucraina ha chiesto a gran voce di unirsi all’Unione europea, i bombardamenti sulle città del Donbass che hanno provocato la morte di migliaia di residenti russofoni che Putin dice di voler tutelare.

«Parlando delle prospettive di una soluzione pacifica – si legge ancora nelle agenzie – il presidente russo ha confermato approcci di principio a possibili accordi che dovrebbero essere globali e di lungo termine, prevedere l’eliminazione delle cause profonde della crisi ucraina e basarsi su nuove realtà territoriali».

In parole comprensibili per i comuni mortali significa che l’Ucraina deve arrendersi senza ulteriori condizioni e riunificarsi con la grande madre Russia. A queste richieste irricevibili di Putin, Emmanuel Macron ha opposto un cessate il fuoco «il prima possibile» e «l’avvio di negoziati tra l’Ucraina e la Russia per una soluzione solida e duratura del conflitto» riconfermando «il sostegno incondizionato della Francia alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina». Sulla guerra insomma, tra Eliseo e Cremlino le posizioni restano identiche a quelle ripetute nel passato. Dunque, lontanissime.

C’è da credere, pertanto, che il vero oggetto della telefonata fosse l’altro: il programma nucleare iraniano e il ruolo che Francia e Russia potrebbero svolgere nella gestione della crisi in Medio Oriente. Secondo la nota del Cremlino, entrambi i leader hanno sottolineato l’importanza del diritto dell’Iran all’uso pacifico dell’energia nucleare nel rispetto del Trattato di non proliferazione e della cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

Macron ha espresso in particolare la sua «determinazione» a trovare «una soluzione diplomatica duratura e impegnativa» alla questione nucleare iraniana, ai missili balistici e al ruolo dell’Iran nella regione. Come si legge nel comunicato dell’Eliseo, il presidente francese «ha ribadito le responsabilità dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e quindi di Francia e Russia, sulla questione nucleare» e «ha sottolineato l’urgenza che l’Iran rispetti i propri obblighi ai sensi del Trattato di Non Proliferazione e, in particolare, che cooperi pienamente con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), i cui ispettori devono poter riprendere il loro lavoro senza indugio». Infine, «i due presidenti hanno deciso di coordinare le loro iniziative e di parlarsi prossimamente per seguire insieme la questione» garantendo all’Iran il diritto al nucleare per la produzione di energia civile. Qual è dunque il senso di questa telefonata? I bombardamenti di Israele e Usa contro l’Iran hanno mostrato chi, oggi, può fare davvero la voce grossa in Medio Oriente.

Viceversa, Putin è in difficoltà. L’aggressione contro l’Ucraina assorbe totalmente le sue risorse politiche e militari: è stato fin qui il regime di Teheran a rifornire Mosca con droni e altre forniture militari. L’alleanza con l’Iran ha permesso a Putin di godere dell’amicizia di Hezbollah e Hamas, i proxy di Teheran, e di una influenza nella Siria di Assad. Adesso questo quadro è completamente stravolto con il regime change della Siria e l’indebolimento delle milizie terroristiche in Libano e in Palestina.

Per la Francia l’influenza sul Medio Oriente è un ricordo sbiadito: l’esercito francese ha lasciato le sue colonie, Siria e Libano, già nel lontano 1946. I numerosi tentativi del presidente francese di alimentare un ruolo diplomatico dell’Europa – politicamente trainata da Parigi – nel mondo arabo sono stati fin qui velleitari.
Con la conversazione di ieri, Putin e Macron sperano di recuperare un ruolo rispetto alla manifestazione di potenza straripante messa in campo da Usa e Israele. Ma per adesso siamo nel campo del “vorrei ma non posso”.

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