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Il ministro Zangrillo: “Io insultato alla festa del Pd”. La solidarietà di Meloni

Ancora polemiche fra maggioranza e opposizione, che si accusano a vicenda di intolleranza e linguaggio d’odio, anche sull’onda dell’omicidio Kirk. L’ultimo caso ha come protagonista il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, segretario di Forza Italia in Piemonte.”Ho partecipato alla Festa del Pd di Torino perché credo che il dialogo e il confronto siano le basi della nostra democrazia. Purtroppo, durante l’evento, sono stato insultato. È grave che un partito che si definisce democratico usi linguaggi violenti e ostili verso chi ha opinioni diverse. Solo pochi giorni fa in Aula la senatrice del M5S Maiorino ha definito il ministro Tajani ‘influencer prezzolato’, e in America il giovane Kirk è stato ucciso per aver espresso le proprie idee”, aggiunge Zangrillo (foto: durante il dibattito).

Dalla premier in giù, tutto il centrodestra sta con lui. “Esprimo la solidarietà mia personale e del Governo al ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, per gli insulti subiti mentre partecipava alla Festa del Pd di Torino. Il confronto politico, anche acceso, non deve mai trasformarsi in aggressione verbale o mancanza di rispetto. Serve da parte di tutti la responsabilità di abbassare i toni e di contribuire a un dibattito pubblico civile e costruttivo”. Così in una nota la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La versione del Pd: ”Le Feste dell’Unità per il Partito Democratico sono da sempre spazi creati per il confronto interno ma anche tra diverse forze politiche. L’invito rivolto al ministro Paolo Zangrillo era stato stimolato dalle posizioni di Forza Italia sul tema della cittadinanza che, seppur tiepide rispetto alle proposte del Pd avrebbero potuto essere una base di partenza per un confronto interessante sul tema. Ci è dispiaciuto constatare che per il ministro Zangrillo il confronto sulla cittadinanza si sia esaurito fin dall’inizio quando ha di fatto chiuso la possibilità di confronto più specifico sul tema, perché non prioritario per gli italiani” . Così, in una nota, il segretario provinciale del Pd torinese Marcello Mazzù. “Quando poi il ministro ha paragonato le code per le richieste per i permessi di soggiorno di corso Verona con le attese per rifare i passaporti, alcune persone del pubblico hanno iniziato ad indignarsi e esprimere il proprio dissenso, di fronte a due circostanze sicuramente non paragonabili. L’approccio del ministro al dibattito ci ha molto sorpresi – prosegue Mazzù – Non ci aspettavamo un susseguirsi di provocazioni, con richieste improprie su cosa abbia fatto il Pd per le periferie o inviti ad andare a chiedere cosa ne pensino gli italiani che vivono in corso Giulio Cesare”. “Ciò nonostante abbiamo invitato i presenti a mantenere la calma e io personalmente sono andato dal coordinatore di Forza Italia Marco Fontana a chiedere di fermarsi ancora al confronto e non andarsene e ho concluso salutando cordialmente i nostri ospiti”, conclude il segretario provinciale. “Non accettiamo lezioni sul tema e ribadiamo che la vicenda americana non ha nulla a che vedere con la sinistra italiana”. 

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