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Brasile, Bolsonaro condannato a più di 27 anni di carcere


L’ex presidente brasiliano di estrema destra Jair Bolsonaro è stato condannato a più di 27 anni di carcere per aver pianificato un colpo di stato militare e per aver tentato di «annientare» la democrazia del Paese sudamericano. La sentenza è stata pronunciata dal Tribunale Supremo Federale, al termine di un processo che ha visto quattro dei cinque giudici dichiarare Bolsonaro colpevole.

La condanna è arrivata per reati che includono il tentativo di colpo di stato e la volontà di abolire lo stato di diritto. Il giudice Alexandre de Moraes, annunciando la pena, ha spiegato che Bolsonaro ha cercato di distruggere «i pilastri essenziali dello stato democratico», con la conseguenza più grave che sarebbe stata «il ritorno della dittatura in Brasile».

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Determinante è stato il voto della giudice Cármen Lúcia Antunes Rocha, che ha parlato di un tentativo di «seminare il seme maligno dell’anti-democrazia» nel Paese. La giudice ha però sottolineato come le istituzioni brasiliane abbiano resistito e stiano reagendo a questo tentativo. «La democrazia brasiliana non è stata scossa», ha dichiarato Rocha davanti alla corte di Brasília, pur mettendo in guardia sul rischio della diffusione del «virus dell’autoritarismo».

Martedì, altri due giudici, Moraes e Flávio Dino, avevano già votato per la condanna, definendo Bolsonaro il capo di una «organizzazione criminale» che intendeva riportare il Brasile alla dittatura. Nel corso di un intervento di cinque ore, Moraes ha descritto dettagliatamente quella che ha definito «una cospirazione a lenta combustione» contro la democrazia brasiliana. «La vittima è lo Stato brasiliano», ha ribadito, ricostruendo come il piano fosse stato portato avanti tra il luglio 2021 e il gennaio 2023, quando i sostenitori più radicali di Bolsonaro hanno assaltato i palazzi del potere a Brasília, subito dopo l’insediamento del presidente eletto Luiz Inácio Lula da Silva.

Unico a discostarsi dalla maggioranza, il giudice Luiz Fux ha votato per l’assoluzione dell’ex presidente, sostenendo che non vi fossero «prove assolute» della sua consapevolezza di un presunto piano per assassinare Lula e lo stesso Moraes a fine 2022. Pur definendo l’assalto dell’8 gennaio 2023 «un atto barbarico» che ha causato «danni di proporzioni amazzoniche», Fux ha messo in dubbio la competenza della corte a giudicare il caso e ha insistito sul fatto che non ci fossero elementi per attribuire a Bolsonaro la responsabilità diretta dell’incitamento ai disordini.

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